[Big Eyed Tattooed Girl, manichino ooak di Crim Shop - Gusto Grafico, immagine scattata il 10 giugno 2009]
Dicevamo... se chi non è tatuato potesse passare dall'altro lato della barricata anche solo per mezza giornata, pour parler insomma, scoprirebbe cosa significa venir guardato male sempre e comunque quasi da chiunque, andare in luoghi di villeggiatura dove vieni radiografato da qualunque persona nel giro di 500 m, essere trattato a prescindere come un rifiuto della società buzzurro e ignorante finché non dimostri che sei un essere pensante e anche in grado di usare il congiuntivo, ma soprattutto scoprirebbe quanto siano fastidiose e spesso indiscrete le famose domande di cui ho già parlato.
Se volete considerare i tatuaggi come un accessorio, alla stregua di un vestito, credo che quasi nessuno andrebbe in giro a dire a perfetti sconosciuti: Che bel vestito! / Che brutto vestito! / Ma lo mette perché le piace? / Ma quanto costa? / Ma pensa di portarlo a lungo? / Ma pensa che le stia bene? / Ma cosa vuole dimostrare con quel vestito? e via discorrendo.
Se volete considerare i tatuaggi come un attributo permanente, in quanto parte del corpo, credo altresì che quasi nessuno andrebbe in giro a dire a perfetti sconosciuti: Che bel culo che ha! / Che capelli sporchi che ha! / Questa tinta non mi piace! / Ma le sue tette sono vere? / Ma quanto ha speso di pedicure? / Ma non pensa che dovrebbe dimagrire? e via discorrendo.
Chi ha i tatuaggi, si sente rivolgere invece decine di domande e affermazioni altrettanto fastidiose e fuori luogo praticamente ogni giorno. L'ultimo episodio, quest'oggi: dopo aver surfato come ogni giorno su sguardi disgustati o incuriositi o scandalizzati, che francamente non mi interessano, ho incrociato in Via Garibaldi un sessantenne lampadato vestito altrettanto sobriamente di Joe Pesci nei più truci film di gangster di Martin Scorsese o, a vostra scelta, nel ruolo principale di Mio cugino Vincenzo. Pantaloni ascellari ma troppo corti, sovrappeso ma con pancia e petto villoso in vista, toupet marroncino altrettanto in vista e una terribile giacca arancione.
Ha automaticamente abbassato lo sguardo sulle mie gambe e si è messo a urlare in mezzo alla strada ripetutamente: Ma che schifo! facendo voltare i passanti. Probabilmente pensava di mettermi in imbarazzo, di causarmi un dispiacere, di punire la mia vanità o di dare una "lezione" al solito esibizionista che fa le cose per farsi vedere a tutti i costi.
Ora, anche se non mi importa nulla di persone simili, pensate che mi sia lasciata scappare un'occasione simile? Ovviamente no. Ho aspettato che incrociasse il mio sguardo e gli ho risposto per le rime, calma e imperturbabile, lasciandolo alquanto interdetto.
E voi? Se vi capitasse una cosa simile, cosa fareste?
Post precedenti su Moviem@tica:
Ufficio Postale... Italia - III Terzo e ultimo atto (o almeno si spera)
Le domande sui tatuaggi che qualunque donna tatuata conosce fin troppo bene
Una delle persone a causa delle quali mi sento dire: "Ah, hai dei tatuaggi"
Se il gioco "Unisci i punti per completare il disegno" è sulla pelle di qualcuno mi inquieta un po'. O forse no?
Se volete considerare i tatuaggi come un accessorio, alla stregua di un vestito, credo che quasi nessuno andrebbe in giro a dire a perfetti sconosciuti: Che bel vestito! / Che brutto vestito! / Ma lo mette perché le piace? / Ma quanto costa? / Ma pensa di portarlo a lungo? / Ma pensa che le stia bene? / Ma cosa vuole dimostrare con quel vestito? e via discorrendo.
Se volete considerare i tatuaggi come un attributo permanente, in quanto parte del corpo, credo altresì che quasi nessuno andrebbe in giro a dire a perfetti sconosciuti: Che bel culo che ha! / Che capelli sporchi che ha! / Questa tinta non mi piace! / Ma le sue tette sono vere? / Ma quanto ha speso di pedicure? / Ma non pensa che dovrebbe dimagrire? e via discorrendo.
Chi ha i tatuaggi, si sente rivolgere invece decine di domande e affermazioni altrettanto fastidiose e fuori luogo praticamente ogni giorno. L'ultimo episodio, quest'oggi: dopo aver surfato come ogni giorno su sguardi disgustati o incuriositi o scandalizzati, che francamente non mi interessano, ho incrociato in Via Garibaldi un sessantenne lampadato vestito altrettanto sobriamente di Joe Pesci nei più truci film di gangster di Martin Scorsese o, a vostra scelta, nel ruolo principale di Mio cugino Vincenzo. Pantaloni ascellari ma troppo corti, sovrappeso ma con pancia e petto villoso in vista, toupet marroncino altrettanto in vista e una terribile giacca arancione.
Ha automaticamente abbassato lo sguardo sulle mie gambe e si è messo a urlare in mezzo alla strada ripetutamente: Ma che schifo! facendo voltare i passanti. Probabilmente pensava di mettermi in imbarazzo, di causarmi un dispiacere, di punire la mia vanità o di dare una "lezione" al solito esibizionista che fa le cose per farsi vedere a tutti i costi.
Ora, anche se non mi importa nulla di persone simili, pensate che mi sia lasciata scappare un'occasione simile? Ovviamente no. Ho aspettato che incrociasse il mio sguardo e gli ho risposto per le rime, calma e imperturbabile, lasciandolo alquanto interdetto.
E voi? Se vi capitasse una cosa simile, cosa fareste?
Post precedenti su Moviem@tica:
Ufficio Postale... Italia - III Terzo e ultimo atto (o almeno si spera)
Le domande sui tatuaggi che qualunque donna tatuata conosce fin troppo bene
Una delle persone a causa delle quali mi sento dire: "Ah, hai dei tatuaggi"
Se il gioco "Unisci i punti per completare il disegno" è sulla pelle di qualcuno mi inquieta un po'. O forse no?
1 commento:
Eheheh!
Poi avrebbe pianto come i bambini...
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