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mercoledì 9 luglio 2008

Le domande sui tatuaggi che qualunque donna tatuata conosce fin troppo bene

[The Tattooist, Norman Rockwell]

Insieme al caldo, al sole fino a tardi, alle infradito, all'odore di crema solare, alla voglia di andare al mare, a biciclette, pomeriggi sul prato, mamme con le carrozzine, esibizionismi vari soprattutto fuori luogo e fuori tempo massimo e al tormentone sul "rimettersi in forma in tempo per la spiaggia", tornano anche loro, puntuali come sempre, ogni estate. Anzi, probabilmente per me non sarebbe estate senza di loro.
Di cosa sto parlando? Delle domande sui miei tatuaggi.

Se otto/nove mesi l'anno, in ragione del clima non esattamente tropicale di Torino - anche se ci stiamo avvicinando grazie al global warming, in effetti - il mio corpo è completamente coperto da abiti e/o cappotti e/o stivali, in estate ovviamente indosso come chiunque altro canotte, pantaloncini, vestiti leggeri, infradito, mostrando quindi porzioni di pelle solitamente nascoste alla vista, dato che non sono abituata a girare seminuda e con la pancia di fuori anche in gennaio, come vedo fare spesso.

Questa contingenza porta essenzialmente a tre tipi di comportamento: chi fissa i miei tatuaggi incuriosito e/o divertito, chi fissa i miei tatuaggi con aria di disgusto/disapprovazione, chi mi fa domande in merito. Dovunque. Per strada, sul pullman, in ascensore, nei locali, nei negozi. Davvero dovunque. Se ho dimenticato di citare qualche posto... anche lì. L'ho dimenticato, ma sicuramente fanno domande anche lì.

Inizialmente volevo intitolare il post Le 5 immancabili domande che ogni ragazza tatuata si sente rivolgere, ma dopo averci riflettuto un po' mi sono accorta che le domande sicuramente ci sono, sono immancabili, ma sono ben più di 5, perché cambiano a seconda del grado di intimità che si intrattiene con la persona che lancia la "sua" domanda.

Ecco quindi tre categorie, in cui trovate grossomodo il 95% delle domande sui tatuaggi che può capitare di sentirsi rivolgere a bruciapelo. Alcune domande possono anche migrare di categoria in categoria, ovviamente.

Categoria #1 - Le domande rivolte da sconosciuti
Che bello! Ma è vero? [solitamente seguita da Non è di quelli all'henné?, NdR]
Che bello! Ma non fa male?
Che bello! Dove l'ha fatto?
Che bello! Posso vederlo meglio? [solitamente la persona si avvicina, NdR]
Che bello! Ma è di quelli che durano?

Categoria #2 - Le domande rivolte da conoscenti/amici
Che bello! Ma è nuovo? [solitamente su tatuaggi che ho da almeno due anni, NdR]
Che bello! Ma non è un po' troppo grande?
Che bello! Ma non si rovina?
Che bello! Ma cosa significa?
Che bello! Ma posso chiederti come mai l'hai fatto?

Categoria #3 - Le domande rivolte da parenti più o meno stretti, meglio se anziani
Eh! Ma ne sei proprio convinta?
Eh! Ma non iniziano a essere un po' troppi?
Eh! Ma sei così carina, perché ti rovini così?
Eh! Ma non è pericoloso?
Eh! E quando sarai vecchia?

Ci sono poi alcune domande jolly, che attraversano in maniera trasversale le categorie di cui sopra e dipendono dalla storia personale di ognuno.
Una di quelle che, a trent'anni suonati e a quasi quattordici anni dal primo tatuaggio, mi sento rivolgere ancora ogni tanto è Ma i tuoi genitori non ti dicono niente? / Ma il tuo fidanzato non ti dice niente? Come se il corpo non fosse mio ma di qualcun altro.
Altra domanda che capita ogni tanto, ma solo se la persona è già in partenza interessata ai tatuaggi è Ma quanto costa? / Ma quanto costerebbe se ne facessi uno così?

Infine, la mia "preferita": Cosa vuoi dimostrare così? Come se io dovessi per forza voler dimostrare qualcosa, e soprattutto volerlo dimostrare a qualcuno.
Esula dalla mentalità esibizionistica dell'italiano medio l'idea che possa avere dei tatuaggi perché mi piacciono, perché hanno un valore per me, perché sono una scelta di vita, perché mi interessa averli. Indipendentemente dal fatto che li mostri o no. Altrimenti andrei in giro con i tatuaggi ben in vista tutto l'anno, no?
Ma questa è già una nuova domanda.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Da tre settimane la convivenza forzata con coloro che mi han generato sta portando ad un curioso fiorire di aneddoti.
Giorni fa, incrociandomi seminudo sulle scale, il mio generatore maschio mi ha chiesto come ci si sentisse ad essere una pergamena. Gli ho spiegato tutto il sue essere ispiratore, per la sua quota, di ciò che mi adorna. Un bel momento.

Giuseppe ha detto...

Effettivamente credo di avere fatto anche io alcune di queste domande. Se posso faccio una domanda... quali sono i tuoi tatuaggi? ;-)

PS: Se ti interessa ancora avere i tuoi post anche in formato PDF qui trovi il codice per questo blog.

Ciao!

Azzurra Camoglio [She/Her] ha detto...

per Pan:
non vivo più con i miei genitori da circa sei anni ma immagino i commenti che susciterei in una situazione analoga, soprattutto in mia madre.
Mio padre bene o male mi ha sempre detto: "Il corpo è tuo, fanne quello che ritieni giusto. Basta che poi tu non venga a lamentarti da me". Ottima strada che ho sempre seguito.

per Giuseppe:
i tatuaggi comprendono animali, tribali asimmetrici, un arabesco, un codice a barre, un bracciale molto grande noto tra gli amici come "il tatuaggio da camionista". E poco altro.

Grazie per il codice per i PDF!
Certo che lo voglio!