Copyright Azzurra Camoglio. Powered by Blogger.

Questo blog non viene aggiornato dal novembre 2009 ma resta consultabile online per tutti i lettori.

Sto scrivendo un nuovo blog, in inglese, A Lot Like Purple.
Se vi va di saperne di più e di dare un'occhiata ai nuovi post, siete i benvenuti.

Sul nuovo blog avete anche una chance di abbonarvi alla mia newsletter mensile gratuita (in inglese), ma solo visitando il blog dal vostro browser invece che sul vostro smartphone.

Cerchi qualcosa?

Ricerca personalizzata

mercoledì 23 luglio 2008

Onomastica curiosa - Implicazioni musical-esistenziali di un nome adespota

[Barca a vela Azzurra I, 1983]

Adesso è decisamente più facile, per certi versi. E non perché "si stava meglio quando si stava peggio" etc etc etc.
Adesso, per chi ha un nome un po' esotico, è decisamente più facile.

Nell'epoca delle varie Ilary, Deborah, Samantha, Jessica e via così letterinando, è decisamente più facile.
Nell'epoca in cui non sei davvero vip se non chiami tuo figlio con tre nomi in tre lingue diverse se possibile provenienti da tre continenti differenti e che facciano riferimento a mitologie / tradizioni particolari e ancora meglio se almeno uno è inventato e non vuol dire niente, è decisamente più facile.
Nell'epoca in cui vivono in Italia persone di tante nazionalità e grazie a Internet puoi praticamente fare il giro del mondo senza muoverti dal soggiorno, è decisamente più facile.

Ma nell'Italia ancora così tanto univocamente cattolica e ancora non così tanto univocamente televisiva degli anni Ottanta, avere un nome adespota, un nome che non compariva nel calendario, un nome che non aveva un santo patrono di riferimento, insomma un nome non cattolico... non era una cosa da tutti i giorni.

Certo, c'erano i nomi desueti e di stampo letterario (i vari Laerte, Abelardo, Adalgisa, Eloisa, Virginia, Ulisse etc.) ma che paradossalmente, pur essendo impegnativi da portare, grazie alla tradizione mettevano al riparo da una parte degli inconvenienti. Potevano piacere o non piacere, ma esistevano da secoli e uno se ne faceva una ragione.

Nell'Italia di Azzurro (Paolo Conte / Adriano Celentano e dopo di loro, il diluvio), Acqua azzurra, acqua chiara (Lucio Battisti), Azzurra storia (Gianni Morandi), Azzurra malinconia (Toto Cutugno), Celeste nostalgia (Riccardo Cocciante), Il mio cerchio azzurro (Ivan Graziani), Pagliaccio azzurro (Anna Oxa), il mio nome acquistava non solo infinite possibilità di sfottò musicali [e ancora erano da venire i vari Principe Azzurro di Gianna Nannini & Co.] ma anche una connotazione un po' triste, grigia, da atmosfere nebbiose e sfigate da pianobar di provincia.

I casi erano due.
#1. In caso di presentazioni, la scenetta si svolgeva invariabilmente così:
- Ciao, io sono Azzurra, piacere.
- Ciao, io sono Marrone! [oppure Giallo, Verde, Arancione, Grigio... scegliete un qualunque colore improbabile, o almeno improbabile per un nome dell'epoca, adesso chissà]
#2. In caso di persone già note, scattava solitamente nei momenti meno opportuni la presa in giro con lo sfottò musicale e/o la serenata con uno dei brani succitati, meglio ancora se stonata o con strofe storpiate o alternate. Altro che medley!

Poi arrivò Lei. E tutto cambiò.
Era il 1983, io avevo sei anni e in Italia imperversava la Azzurra-mania per Azzurra I, in corsa per l'America's Cup. Ossia un'isteria collettiva simile a quella che ha caratterizzato i successivi exploit del Moro di Venezia, di Luna Rossa e di Mascalzone latino, ma con l'aggravante di essere il primo, inaspettato caso. E di essere applicato al mio nome.
Tutti i giorni sentivo nominare Lei decine di volte, tutti i giorni c'era qualcuno che ne parlava, tutti i giorni spot, annunci, tormentoni su di Lei.

Poi sparì nel nulla, o così credevo. Finché non sono cresciuta.
E dal momento che pur avendo ormai trent'anni sembro ancora una ragazzina, ma non così ragazzina da essere qualcuno a cui potersi presentare chiamandosi Arancione o intonando Battisti-Mogol, la scenetta ora si svolge invariabilmente così:

- Io sono Azzurra, piacere.
- Oh, Azzurra, che bel nome! Davvero un bel nome. Ma per via della barca?

Quindi, per tutta la vita, avere un nome adespota ha comportato finora due conseguenze.
O un gioco cromatico / musicale di bassa lega, oppure un ringiovanimento istantaneo di almeno sei anni che lega indissolubilmente il mio destino a una barca, ormai in disarmo in qualche cantiere navale.

Probabilmente non stupisce che io odi le barche e l'America's Cup.
Vi rimando comunque a Spot 80, dove potete vedere un saggio di quello a cui accennavo poc'anzi.

Post precedenti su Moviem@tica:
Onomastica curiosa - Ilarione

3 commenti:

Doll Cult-ure ha detto...

bello, Azzurra, e molto autoterapeutico!

Unknown ha detto...

Adespota... come sempre mi illumini su termini che non conosco...
Comunque il wikizionario alla voce adespota recita: 'Etimologia: Dal greco "despòton", con prefisso "a-" privativo; quindi "senza padrone"'
Bello no?
Baci, donna che lavora troppo :-)

Azzurra Camoglio [She/Her] ha detto...

Grazie degli apprezzamenti, fanciulle!
Rispondo solo ora ma ovviamente apprezzo molto.

Sì, è molto bello non avere padroni.
Una faticaccia immane, ma vale decisamente la pena.