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giovedì 9 ottobre 2008

Bauman la chiama "droga della vita a credito"... eccone una dose fornita dalla sottoscritta

[Zygmunt Bauman visto da Siegfried Woldhek]

Questa mattina ho letto un interessante articolo di Zygmunt Bauman, Il mondo drogato della vita a credito.
Parla di un fenomeno dilagante e pericolosissimo di cui mi accorgo tutti i giorni, da cui mi sento circondata, a cui faccio molto caso essendo stata cresciuta ancora "all'antica", ossia nella convinzione che spendere i soldi che non hai sia il modo migliore per finire in mezzo a una strada, sotto un ponte o in mano agli usurai.

L'analisi di Bauman della crisi presente inizia così:

Un quotidiano britannico ha pubblicato la storia di un cinquantunenne che ha accumulato un debito di 58mila sterline su 14 carte di credito e finanziamenti vari. Con l'impennata dei costi del carburante, dell'elettricità e del gas non riusciva più a pagare gli interessi.

Deplorando, col senno di poi, la sconsideratezza che lo ha gettato in questa situazione spiacevole se la prendeva con chi gli aveva prestato il denaro: parte della colpa è anche loro, diceva, perché rendono terribilmente facile indebitarsi. In un altro articolo pubblicato lo stesso giorno, una coppia spiegava di aver dovuto drasticamente ridurre il bilancio familiare, ma esprimeva anche preoccupazione per la figlia, una ragazza giovane già pesantemente indebitata. Ogni volta che esaurisce il plafond della carta di credito subito le viene offerto in prestito altro denaro. A giudizio dei genitori le banche che incoraggiano i giovani a prendere prestiti per acquistare, e poi altri prestiti per pagare gli interessi, sono corresponsabili delle sventure della figlia.

C'era un vecchio aneddoto su due agenti di commercio che giravano l'Africa per conto dei rispettivi calzaturifici. Il primo inviò in ditta questo messaggio: inutile spedire scarpe , qui tutti vanno scalzi. Il secondo scrisse: richiedo spedizione immediata di due milioni di paia di scarpe, tutti qui vanno scalzi.

Per leggere il resto, vi rimando all'articolo pubblicato questa mattina in home page da Repubblica.It e poi misteriosamente relegato dopo un paio d'ore nelle pagine interne.

Leggendo l'articolo, pur pensando che in teoria ogni individuo è comunque dotato di libero arbitrio e senso critico per cui dovrebbe prendersi la responsabilità delle proprie azioni, continuavano a venirmi in mente esempi di questo sistema che mi "circondano" ogni giorno:
- aprire la cassetta delle lettere e trovare brochures e moduli per ottenere carte di credito ultraprivilegiate per le quali non ho mai chiesto informazioni e che mi vengono segnalate come un favore personale che mi viene fatto perché io sono tanto buona e cara;
- cartelloni pubblicitari giganteschi e onnipresenti che mi invitano a comprare a rate qualunque bene di consumo per poter iniziare subito a godersi la vita, come se il segreto della felicità fosse comprare un divano nuovo;
- l'impiegato della banca che tenta di convincermi a usare il denaro contabile sul mio conto fingendo che somma contabile e somma disponibile siano sinonimi;
- sentire, mentre mi trovo in coda per pagare, i discorsi della famiglia con due bambini piccoli che decide di spendere 350 euro per comprare con un finanziamento qualcosa per cui inizialmente preventivava di spendere 200 euro che comunque non ha;
- visitare una casa miserabile munita di muri marci per la muffa e di un bagno con i topi ma dove in salotto campeggia uno schermo piatto da almeno 2 mila euro.

Il caso più lampante è però la lettera che mi ha inviato il mese scorso la banca presso cui ho acceso diversi anni fa il mutuo di casa mia: per venire incontro alle mie esigenze di cliente e per adeguarsi alle direttive stabilite dal Governo, la banca mi offre per tre mesi la possibilità di rinegoziare il mio mutuo trasformando un tasso variabile in un tasso fisso con una rata il cui importo, "aggiornato" ai tassi in vigore nel 2006, rimarrà bloccato fino alla fine del mio mutuo.
E tutta questa gentilezza in cambio di cosa? Di una piccola variazione sul contratto, per la quale non ci sarebbe nemmeno bisogno di una nuova scrittura notarile, in base alla quale la differenza in denaro tra la rata che dovrei pagare secondo il mercato e la rata che pagherei grazie al congelamento del tasso da parte dalla banca, andrebbe a confluire in un nuovo debito che verrebbe implementato mese dopo mese fino al termine del mio mutuo e su cui, ovviamente, pagherei degli interessi.
Quindi soldi su cui sono già stati calcolati gli interessi a monte al momento del calcolo delle rate diventerebbero un nuovo debito su cui la banca applicherebbe per anni un nuovo tasso di interesse, aggiornato agli indici attuali, che si trasformerebbe in un tot imprecisato di nuove rate mensili da versare alla mia tanto caritatevole banca per un tot imprecisato di anni.
Che bello, eh?

Eh, lo so. Peccato che io, sopraffatta da tanta carità nei miei confronti, abbia deciso di non rinegoziare il mio mutuo. E dire che le banche e il Governo si sono impegnati tanto per venirmi incontro. Che ingrata, che sono.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Pienamente d'accordo con Bauman.
Tuttu questo credito al consumo pur non essendo il motivo scatenante della crisi di questi giorni, riflette benissimo la "vision" da ormai 15 anni del mondo finanziario e bancario: vivere di vita propria staccandosi dal mercato reale. In soldoni è una di quelle catene di Sant'Antonio dove i primi mangiano e tanto, i secondi un po' meno e i terzi (tutti noi) la prendono in quel posto.
La cosa preoccupante è che a questo punto probabilmente solo lasciando fallire le banche e mandando in merda tutta l'economia si può sperare che le cose ricomincino in modo sano. Tagliare i tassi e immettere liquidità serve a ben poco se manca la fiducia negli operatori finanziari che non aspettano altro che vedere all'orizzonte la prossima bolla su cui cominciare a speculare allungando cosi la vita al serpente che si morde la coda ma che è destinato a morire.

Azzurra Camoglio [She/Her] ha detto...

Tutto verissimo.
Basta vedere in giro le reazioni delle "persone reali" per rendersene conto: i "preoccupati" sono una minoranza, la maggior parte delle persone sono assolutamente disinteressate a quanto accade oppure fanno dell'ironia sulla preoccupazione altrui.
Come se bastasse a scongiurare l'ondata di melma che, in un caso o nell'altro ci sommergerà, sia che falliscano le banche sia che lo Stato salvi coi soldi dei contribuenti società private che in teoria dovrebbero fallire non avendo gestito oculatamente i propri investimenti.

Anonimo ha detto...

Eh cara mia mi mancava che mi parlassi bi banche! smack!Stricnina