Il Giappone lancia il suo mercato delle emissioni
Articolo di Stefano Carrer, inviato de Il sole 24 ore:
Tokyo
Yasuo Fukuda ha mostrato ieri una certa capacità di leadership - la cui carenza gli viene spesso addebitata - con l'annuncio di un vasto programma di riduzione dell'inquinamento che vuole posizionare il Giappone all'avanguardia nella lotta all'effetto-serra.
Il premier ha delineato un piano che fa tesoro delle esperienze europee e in alcuni punti vuole superarle, con l'obiettivo di assumere un ruolo-guida nei negoziati internazionali e chiudere con successo il G-8 di luglio in Hokkaido, nella speranza di positive ricadute sulla sua sempre più precaria popolarità interna.
Il Sol levante si impegna a tagliare dal 60 all'80% le emissioni di anidride carbonica entro il 2050, e a fissare l'anno prossimo target numerici di riduzione a medio termine: Fukuda ha stimato ieri la possibilità di un taglio delle emissioni del 14% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005.
Inoltre già dal prossimo autunno partirà un mercato domestico per il trading delle emissioni, al quale finora diversi settori industriali si sono opposti spingendo per un approccio più blando su base volontaria. Tokyo fornirà poi 1,2 miliardi di dollari a due nuovi fondi internazionali finalizzati ad aiutare i Paesi emergenti o in via di sviluppo a limitare l'inquinamento.
Fukuda ha preannunciato che, nel quadro della prossima riforma fiscale, sarà varata una qualche forma di tassa ambientale, mentre le forme di energia a emissioni zero – nucleare compreso – dovranno passare dal 40 a oltre il 50% del totale.
E ha pure ventilato l'introduzione dell'ora legale in Giappone e proposto il 7 luglio – giorno della festività giapponese delle stelle - come “Cool Earth Day” in cui spegnere le luci per ammirare la via lattea e risparmiare energia (lo si farà nel giorno inaugurale del G-8).
La “Fukuda Vision” per una società “a basso carbonio” rappresenta un significativo passo avanti ma è già stata criticata dal Wwf come meno ambiziosa del necessario, soprattutto per aver evitato di fissare un target di riduzione al 2020. Il premier rischia di alienarsi le residue simpatie di alcuni comparti industriali e anche della popolazione, la cui maggioranza teme l'ora legale soprattutto per la prospettiva di dover lavorare più a lungo la sera.
Dal vertice in Hokkaido comunque non potrà arrivare un successo internazionale decisivo: per quello occorre attendere un nuovo presidente Usa e una disponibilità concreta dei Paesi emergenti a dare un contributo alla lotta all'effetto-serra.
Per ora si procede a piccoli passi, come dimostrato dal G-8 dei ministri dell'Energia (più Cina, India e Corea) svoltosi nel weekend ad Aomori: comune preoccupazione per i rincari del greggio, appello per maggiori investimenti nella produzione convenzionale ed alternativa, varo di una nuova International Partnership for Energy Efficiency Cooperation (Ipeec), promozione della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio di carbonio attraverso il decollo di 20 progetti-pilota entro il 2010.
Articolo di Stefano Carrer, inviato de Il sole 24 ore:
Tokyo
Yasuo Fukuda ha mostrato ieri una certa capacità di leadership - la cui carenza gli viene spesso addebitata - con l'annuncio di un vasto programma di riduzione dell'inquinamento che vuole posizionare il Giappone all'avanguardia nella lotta all'effetto-serra.
Il premier ha delineato un piano che fa tesoro delle esperienze europee e in alcuni punti vuole superarle, con l'obiettivo di assumere un ruolo-guida nei negoziati internazionali e chiudere con successo il G-8 di luglio in Hokkaido, nella speranza di positive ricadute sulla sua sempre più precaria popolarità interna.
Il Sol levante si impegna a tagliare dal 60 all'80% le emissioni di anidride carbonica entro il 2050, e a fissare l'anno prossimo target numerici di riduzione a medio termine: Fukuda ha stimato ieri la possibilità di un taglio delle emissioni del 14% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005.
Inoltre già dal prossimo autunno partirà un mercato domestico per il trading delle emissioni, al quale finora diversi settori industriali si sono opposti spingendo per un approccio più blando su base volontaria. Tokyo fornirà poi 1,2 miliardi di dollari a due nuovi fondi internazionali finalizzati ad aiutare i Paesi emergenti o in via di sviluppo a limitare l'inquinamento.
Fukuda ha preannunciato che, nel quadro della prossima riforma fiscale, sarà varata una qualche forma di tassa ambientale, mentre le forme di energia a emissioni zero – nucleare compreso – dovranno passare dal 40 a oltre il 50% del totale.
E ha pure ventilato l'introduzione dell'ora legale in Giappone e proposto il 7 luglio – giorno della festività giapponese delle stelle - come “Cool Earth Day” in cui spegnere le luci per ammirare la via lattea e risparmiare energia (lo si farà nel giorno inaugurale del G-8).
La “Fukuda Vision” per una società “a basso carbonio” rappresenta un significativo passo avanti ma è già stata criticata dal Wwf come meno ambiziosa del necessario, soprattutto per aver evitato di fissare un target di riduzione al 2020. Il premier rischia di alienarsi le residue simpatie di alcuni comparti industriali e anche della popolazione, la cui maggioranza teme l'ora legale soprattutto per la prospettiva di dover lavorare più a lungo la sera.
Dal vertice in Hokkaido comunque non potrà arrivare un successo internazionale decisivo: per quello occorre attendere un nuovo presidente Usa e una disponibilità concreta dei Paesi emergenti a dare un contributo alla lotta all'effetto-serra.
Per ora si procede a piccoli passi, come dimostrato dal G-8 dei ministri dell'Energia (più Cina, India e Corea) svoltosi nel weekend ad Aomori: comune preoccupazione per i rincari del greggio, appello per maggiori investimenti nella produzione convenzionale ed alternativa, varo di una nuova International Partnership for Energy Efficiency Cooperation (Ipeec), promozione della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio di carbonio attraverso il decollo di 20 progetti-pilota entro il 2010.
10 giugno 2008
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