Dopo la pausa festiva ricominciano i sondaggi settimanali, con il numero undici, a cui come sempre è possibile dare risposte multiple. Lo troverete in home page per una settimana, fino a giovedì 10 gennaio 2008.
Sondaggio #11: L'Hitchcock che preferisco è...
L'appuntamento mensile con il sondaggio dedicato a un regista è questa volta incentrato sul maestro incontrastato della suspence, sul massimo teorico del brivido (che sia Brivido dell'imprevisto o meno), sul cineasta che meglio di qualunque altro è stato in grado di suscitare nello spettatore paura, tensione, inquietudine senza far scorrere una sola goccia di sangue e senza mai rinunciare a pilastri fondamentali quali ironia, eleganza, classe. Ebbene sì, sto parlando di Alfred Hitchcock.
Del sarcastico, mastodontico, all'apparenza imperturbabile Hitch, apprezzato dai critici della Nouvelle Vague, quasi sempre re dei botteghini statunitensi ed europei, implacabile quanto geniale direttore di divi (ma soprattutto dive, se possibile bionde) dai quali riusciva a ottenere performance di indiscutibile qualità.
Il periodo hollywoodiano
Per niente bonario o tenero con chi aveva a che fare con lui nonostante un aspetto paffuto e pacioso che divenne, grazie ai buffi cameo nei suoi film e alle apparizioni tv, una silhouette "parlante" e inconfondibile, Hitchcock esordì nella regia agli inizi degli anni Venti firmando nel corso di cinquant'anni una sessantina di opere, per lo più thriller, gialli, noir. Il suo periodo più conosciuto dal grande pubblico coincide quasi interamente con un lungo soggiorno a Hollywood, dove approdò come "ospite di lusso" nel 1940 rimanendovi, tra alti e bassi, fino a metà degli anni Sessanta.
Il sondaggio ospita un campione rappresentativo della sua produzione a cavallo tra il debutto a stelle e strisce con Rebecca, la prima moglie (1940) e l'ultimo film con l'algida Tippi Hedren, il controverso Marnie (1963), privilegiando i titoli che la maggior parte degli spettatori conosce, ama, apprezza, continua a rivedere. Titoli entrati di diritto nella cultura pop, citati da altri cineasti, oggetto di remake più o meno riusciti (solitamente, meno), in grado di evocare sensazioni e situazioni che esulano dal grande schermo: chi non ha sentito utilizzare o parodiare nei contesti più disparati il tema dei violini nato per la sequenza della doccia di Psyco (1960)?
I grandi esclusi
Il sondaggio #12 sarà online venerdì 11 gennaio 2008. Sondaggio #11: L'Hitchcock che preferisco è...
L'appuntamento mensile con il sondaggio dedicato a un regista è questa volta incentrato sul maestro incontrastato della suspence, sul massimo teorico del brivido (che sia Brivido dell'imprevisto o meno), sul cineasta che meglio di qualunque altro è stato in grado di suscitare nello spettatore paura, tensione, inquietudine senza far scorrere una sola goccia di sangue e senza mai rinunciare a pilastri fondamentali quali ironia, eleganza, classe. Ebbene sì, sto parlando di Alfred Hitchcock.
Del sarcastico, mastodontico, all'apparenza imperturbabile Hitch, apprezzato dai critici della Nouvelle Vague, quasi sempre re dei botteghini statunitensi ed europei, implacabile quanto geniale direttore di divi (ma soprattutto dive, se possibile bionde) dai quali riusciva a ottenere performance di indiscutibile qualità.
Il periodo hollywoodiano
Per niente bonario o tenero con chi aveva a che fare con lui nonostante un aspetto paffuto e pacioso che divenne, grazie ai buffi cameo nei suoi film e alle apparizioni tv, una silhouette "parlante" e inconfondibile, Hitchcock esordì nella regia agli inizi degli anni Venti firmando nel corso di cinquant'anni una sessantina di opere, per lo più thriller, gialli, noir. Il suo periodo più conosciuto dal grande pubblico coincide quasi interamente con un lungo soggiorno a Hollywood, dove approdò come "ospite di lusso" nel 1940 rimanendovi, tra alti e bassi, fino a metà degli anni Sessanta.
Il sondaggio ospita un campione rappresentativo della sua produzione a cavallo tra il debutto a stelle e strisce con Rebecca, la prima moglie (1940) e l'ultimo film con l'algida Tippi Hedren, il controverso Marnie (1963), privilegiando i titoli che la maggior parte degli spettatori conosce, ama, apprezza, continua a rivedere. Titoli entrati di diritto nella cultura pop, citati da altri cineasti, oggetto di remake più o meno riusciti (solitamente, meno), in grado di evocare sensazioni e situazioni che esulano dal grande schermo: chi non ha sentito utilizzare o parodiare nei contesti più disparati il tema dei violini nato per la sequenza della doccia di Psyco (1960)?
I grandi esclusi
Come già capitato in passato, era fisicamente impossibile (e statisticamente assurdo) includere nel sondaggio tutti i titoli hitchcokiani sfornati dalla Mecca del cinema... per cui è presente la voce Un titolo non compreso nell'elenco, ormai familiare per i lettori, che rende doverosamente omaggio a tutti i film omessi.
1 commento:
Un ben tornato
al sondaggio!
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