L’anno passato, nei Centri chirurgici e in quelli pediatrici e di maternità di Emergency, oltre 350.000 persone hanno ricevuto le cure di cui avevano bisogno. E le hanno ricevute gratuitamente, perché insieme al bisogno ne avevano anche diritto.
E’ questa la prima voce del nostro "bilancio del 2007". Abbiamo assistito con professionalità e passione un grande numero di esseri umani.
Nel 2007 ci siamo anche trovati, in Afghanistan, ad occuparci di rapimenti e di scambi di persone. Non lo abbiamo voluto né cercato, ma abbiamo deciso che era nostro dovere fare tutto il possibile perché una vita umana in più potesse sfuggire alla spietata criminalità della guerra. E abbiamo dovuto pagare le conseguenze degli sporchi giochi della politica di chi fa la guerra.
Siamo stati attaccati da molte parti e in modi diversi. Rahmatullah Hanefi, manager dell’Ospedale di Emergency a Lashkargah, ha dovuto subire tre mesi di carcere nel totale isolamento. Su di lui (e su Emergency) sono piovute calunnie e infamie gratuite.
E’ stato fatto di tutto per cacciare Emergency dall’Afghanistan. Siamo stati accusati di curare i nemici, e si è fatto di tutto per impedirci di curarli.
Questo ci è sembrato intollerabile, e abbiamo preferito chiudere temporaneamente tutte le nostre strutture piuttosto che accettare quella imposizione.
Abbiamo lasciato l’Afghanistan per due mesi, fino a quando ci è stato chiaro che la posizione della politica di Kabul e di Roma non era più sostenibile. A fare la differenza sono stati tantissimi cittadini e autorità afgani, che hanno fatto pressione perché finisse "la guerra a Emergency", perché tornassero ad esistere i 3 ospedali chirurgici, il Centro di maternità e quello di pediatria, le 23 cliniche e posti di primo soccorso sparsi per il Paese, le 3 cliniche all’interno delle prigioni.
Loro hanno fatto buona guardia, affinché quel patrimonio della collettività non venisse saccheggiato o affidato agli sciacalli di turno. Loro hanno difeso i nostri ospedali e ci hanno convinto del grande sostegno che avremmo trovato tornando ad aprirli.
Così è stato. Abbiamo potuto riprendere le nostre attività esattamente come prima della irruzione della politica nel nostro lavoro, i nostri ospedali e centri di medicina sono tornati ad essere luoghi neutrali e indipendenti, aperti a tutti, luoghi dove non si hanno né si vogliono avere nemici, ma solo pazienti da curare.
Il 2007 è stato anche l’anno in cui ha aperto i battenti, sul Nilo Blu alla periferia di Khartoum, il Centro Salam di cardiochirurgia. Una struttura di assoluta avanguardia, il primo ospedale di alto e livello e gratuito per i malati di cuore nel continente africano.
In pochi più di 6 mesi, al Centro Salam sono state operate oltre 300 persone, in larghissima maggioranza giovani e bambini. In molti si sono presentati all’ingresso, provenienti da tutte le parti del Sudan per uno strano tam tam che ha fatto sapere dell’esistenza del Centro a migliaia di chilometri di distanza. Molti altri sono arrivati da altri Paesi del continente, dal Ruanda e dalla Eritrea, dalla Repubblica centrafricana e dal Congo, dopo essere stati visitati e valutati a casa propria dai cardiologi del Centro.
Abbiamo scoperto nuove tragedie sanitarie, abbiamo constatato enormi e vitali bisogni insoddisfatti, insopportabili discriminazioni e ancora piu’ insopportabili sofferenze.
Ci siamo occupati dei pazienti, e continuiamo a farlo. Questa io credo sia Emergency, una associazione non di parte né di partito, tenuta in vita solo dal consenso e dal contributo di centinaia di migliaia di cittadini italiani.
Grazie a tutti, buon anno e buon lavoro a tutti noi.
E’ questa la prima voce del nostro "bilancio del 2007". Abbiamo assistito con professionalità e passione un grande numero di esseri umani.
Nel 2007 ci siamo anche trovati, in Afghanistan, ad occuparci di rapimenti e di scambi di persone. Non lo abbiamo voluto né cercato, ma abbiamo deciso che era nostro dovere fare tutto il possibile perché una vita umana in più potesse sfuggire alla spietata criminalità della guerra. E abbiamo dovuto pagare le conseguenze degli sporchi giochi della politica di chi fa la guerra.
Siamo stati attaccati da molte parti e in modi diversi. Rahmatullah Hanefi, manager dell’Ospedale di Emergency a Lashkargah, ha dovuto subire tre mesi di carcere nel totale isolamento. Su di lui (e su Emergency) sono piovute calunnie e infamie gratuite.
E’ stato fatto di tutto per cacciare Emergency dall’Afghanistan. Siamo stati accusati di curare i nemici, e si è fatto di tutto per impedirci di curarli.
Questo ci è sembrato intollerabile, e abbiamo preferito chiudere temporaneamente tutte le nostre strutture piuttosto che accettare quella imposizione.
Abbiamo lasciato l’Afghanistan per due mesi, fino a quando ci è stato chiaro che la posizione della politica di Kabul e di Roma non era più sostenibile. A fare la differenza sono stati tantissimi cittadini e autorità afgani, che hanno fatto pressione perché finisse "la guerra a Emergency", perché tornassero ad esistere i 3 ospedali chirurgici, il Centro di maternità e quello di pediatria, le 23 cliniche e posti di primo soccorso sparsi per il Paese, le 3 cliniche all’interno delle prigioni.
Loro hanno fatto buona guardia, affinché quel patrimonio della collettività non venisse saccheggiato o affidato agli sciacalli di turno. Loro hanno difeso i nostri ospedali e ci hanno convinto del grande sostegno che avremmo trovato tornando ad aprirli.
Così è stato. Abbiamo potuto riprendere le nostre attività esattamente come prima della irruzione della politica nel nostro lavoro, i nostri ospedali e centri di medicina sono tornati ad essere luoghi neutrali e indipendenti, aperti a tutti, luoghi dove non si hanno né si vogliono avere nemici, ma solo pazienti da curare.
Il 2007 è stato anche l’anno in cui ha aperto i battenti, sul Nilo Blu alla periferia di Khartoum, il Centro Salam di cardiochirurgia. Una struttura di assoluta avanguardia, il primo ospedale di alto e livello e gratuito per i malati di cuore nel continente africano.
In pochi più di 6 mesi, al Centro Salam sono state operate oltre 300 persone, in larghissima maggioranza giovani e bambini. In molti si sono presentati all’ingresso, provenienti da tutte le parti del Sudan per uno strano tam tam che ha fatto sapere dell’esistenza del Centro a migliaia di chilometri di distanza. Molti altri sono arrivati da altri Paesi del continente, dal Ruanda e dalla Eritrea, dalla Repubblica centrafricana e dal Congo, dopo essere stati visitati e valutati a casa propria dai cardiologi del Centro.
Abbiamo scoperto nuove tragedie sanitarie, abbiamo constatato enormi e vitali bisogni insoddisfatti, insopportabili discriminazioni e ancora piu’ insopportabili sofferenze.
Ci siamo occupati dei pazienti, e continuiamo a farlo. Questa io credo sia Emergency, una associazione non di parte né di partito, tenuta in vita solo dal consenso e dal contributo di centinaia di migliaia di cittadini italiani.
Grazie a tutti, buon anno e buon lavoro a tutti noi.
Gino Strada
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