Copyright Azzurra Camoglio. Powered by Blogger.

Questo blog non viene aggiornato dal novembre 2009 ma resta consultabile online per tutti i lettori.

Sto scrivendo un nuovo blog, in inglese, A Lot Like Purple.
Se vi va di saperne di più e di dare un'occhiata ai nuovi post, siete i benvenuti.

Sul nuovo blog avete anche una chance di abbonarvi alla mia newsletter mensile gratuita (in inglese), ma solo visitando il blog dal vostro browser invece che sul vostro smartphone.

Cerchi qualcosa?

Ricerca personalizzata

lunedì 13 luglio 2009

Quando si parla al cellulare per strada non si è nel proprio salotto, ma magari ci si ritrova in quello di qualcun altro...

[Cabina telefonica "portatile",
Immagine da Millersville University.Edu]

"Life doesn't imitate art, it imitates bad television".
(La vita non imita l'arte, imita la cattiva televisione)
Woody Allen

Mi era già capitato in passato di riflettere su questa affermazione di Woody Allen, ma oggi le circostanze mi hanno portata oltre. Cosa c'è oltre? Il domandarsi ininterrottamente per circa mezz'ora se non si stia sperimentando sulla propria pelle una candid camera.

Personalmente non sopporto chi abusa del cellulare, chi urla i fatti propri per strada o in luoghi pubblici, chi lo lascia acceso e libero di squillare al cinema o alle riunioni di lavoro, chi si trasforma in un "telefonatore seriale da treno" chiamando in sequenza più persone a cui racconta le stesse cose per ingannare la noia durante i viaggi... etc. etc.

Spesso osservo con fastidio quanto le persone, trascinate dal cellulare, finiscano per dimenticarsi di non essere nel salotto della propria casa ma in mezzo a sconosciuti che non hanno voglia e non sarebbero tenuti a sentire i loro fatti privati.

Oggi mi trovavo al capolinea di un autobus che prendo spesso ed è salito un uomo, visibilmente alterato. Urlava al cellulare, dicendo a una donna che con lei aveva chiuso e non avevano niente da dirsi. Peccato che poi abbia continuato a stare al telefono con lei per oltre mezz'ora, parlando a voce molto alta dei suoi casi personali.

Nel corso della conversazione ho dovuto scoprire, pur non essendo minimamente interessata ma essendo mio malgrado impossibilitata a leggere dalle sue urla belluine:
  • il suo nome;
  • il nome della sua compagna;
  • il nome dell'uomo con cui la sua compagna l'ha tradito una prima volta;
  • il nome dell'uomo con cui la sua compagna l'ha tradito ieri;
  • da quanti anni sta insieme alla sua compagna;
  • che non ha mai tradito la sua compagna;
  • che non riesce a vivere senza di lei;
  • che la sua compagna gli ha chiesto una seconda chance e poi l'ha tradito;
  • quante volte l'ha vista nell'ultima settimana;
  • il numero di bambini che ha;
  • i nomi dei suoi bambini;
  • come i suoi bambini chiamano l'amante della sua compagna;
  • quante settimane di ferie ha la sua compagna;
  • con chi andrà in ferie la sua compagna;
  • quante settimane di ferie ha lui;
  • quando va in ferie;
  • quanto ama la sua compagna;
  • quanto non si fida della sua compagna;
  • quanto è profondamente in crisi;
  • le ferite riportate durante uno scontro con il nuovo amante della sua compagna;
  • dove abita;
  • varie ed eventuali.

Non pago di aver intrattenuto tutti i passeggeri dell'autobus compreso l'autista da quando il veicolo si è messo in moto a quando è finalmente sceso, l'uomo ha continuato a urlare al telefono sgridando la donna, interrompendola, ripetendo più volte le stesse frasi e infine dandole appuntamento sotto casa sua (!) per mostrarle che non si è rotto un sopracciglio picchiando il rivale...

Un simile comportamento da mentecatto instabile e volgare non sarebbe grave, finché venisse inflitto solo alla sua compagna: il danno sarebbe minimo - se non tengo conto del fatto che questi due pazzi sono responsabili di bambini piccoli - dato che i due si sono scelti (?!), presumibilmente di propria spontanea volontà.

Ma io e gli altri passeggeri, cosa c'entriamo nelle beghe relazionali di un pazzo? Ed è scattata in me la speranza di far parte di una candid camera: ero seduta al mio posto, non potevo muovermi, non potevo ridere anche se ne sentivo fortemente l'impulso, non potevo leggere, non potevo voltarmi, non potevo nemmeno parlare al telefono a mia volta perché le sue urla avrebbero coperto la mia voce.

Una signora anziana mi si è avvicinata prima di scendere e mi ha sussurrato Ora mi manca solo il cognome e poi saprò tutto di lui. Parole sante.

Nessun commento: