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martedì 21 aprile 2009

Non è mai troppo tardi per leggere "Così ho vinto la guerra al mercurio" e... farne tesoro


Ho letto con notevole interesse l'articolo di Agnese Codignola Così ho vinto la guerra al mercurio, pubblicato un paio di mesi fa su L'espresso, che racconta la battaglia portata avanti da una donna medico californiana, Jane Hightower, contro l'intossicazione da mercurio. A essere maggiormente "incriminato", il consumo di pesce contaminato a causa dell'inquinamento delle acque dolci e marine.

Pur non condividendo parte delle conclusioni dell'articolo, ossia che se si è vittima dell'intossicazione basti smettere di consumare alcune varietà di pesce orientandosi verso altre varietà, ne riporto l'incipit:

Non è popolare come Erin Brockovich, ma dell'eroina di Los Angeles ha la determinazione e il coraggio nell'affrontare industrie e istituzioni per smascherare i conflitti di interesse che si riflettono sulla salute dei cittadini. In più, Jane Hightower è un medico, un dottore di famiglia di San Francisco.

Che ha visto i danni del mercurio sui malati in carne e ossa e si è così arrabbiata da diventare, quasi per caso, la paladina di una guerra impossibile contro le multinazionali del mercurio. Tutto è cominciato nel 2000, quando è arrivato nel suo studio il quarantenne Toshiko, un businessman giapponese afflitto da quella che Jane Hightower definisce la «nebbia mercuriale», cioè un insieme di sintomi vaghi, difficili da ricondurre a una malattia nota: nausea, malessere, cefalea, confusione mentale, stanchezza e perdita di capelli.

Per poter fare una diagnosi, Hightower ordina i classici esami del sangue, ma quando arrivano i risultati si accorge che il laboratorio ha effettuato un test non richiesto: quello del livello di mercurio, che risulta molto elevato (pari a 18 microgrammi per litro contro i 10 considerati soglia di sicurezza). Lei del mercurio non ne sa molto, e in quel momento non riesce a stabilire una connessione con i disturbi.

Ma il dubbio di quei livelli così alti trovati dal laboratorio di analisi le rimane. E diventa un incubo quando le arriva un'altra paziente con gli stessi sintomi, e valori di mercurio pari a 26 microgrammi per litro. I casi si assomigliano e il medico comincia a chiedersi cosa abbiano in comune la signora di San Francisco e il manager giapponese.

È la grande passione per il pesce della Baia, che entrambi consumano in quantità. E che, ipotizza Hightower, potrebbe essere proprio l'origine di tutto. Per questo il medico si concentra sul metilmercurio, la forma nella quale il minerale si accumula nei pesci e che viene assorbita anche dall'uomo. Consulta la Bibbia del medico di base americano, il ''
Cecyl Textbook of Medicine'', e lì comincia a capire che c'è qualcosa che non va su quello che medici e pazienti sanno sugli effetti del mercurio sulla salute.

Per continuare a leggere l'articolo su L'espresso:
Così ho vinto la guerra al mercurio

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