Per oltre vent'anni, l'angolo tra Via Rossini e Corso San Maurizio è stato il regno di un coloratissimo mural [al singolare è mural, non murales come sento dire fin troppo spesso, NdR] chiamato a seconda dei casi, semplicemente, Il sottomarino o Il sommergibile. Per i più informati, era il Nautilus del Fenix, anche se sulla parete campeggiava il nome di el Paso.
L'ho sempre trovato splendido e non ero la sola a pensarlo: i veri writers hanno regole ben precise e nessuno, dal giorno in cui era comparso, l'aveva mai rovinato, modificato, sporcato con tag o nuovi disegni. Per anni gli sono passata davanti, ammirandolo e ripromettendomi di fotografarlo.
Rimandavo sempre, pensando che tanto sarebbe sempre stato lì: per me faceva parte di Torino e della sua geografia urbana. In vista delle Olimpiadi del 2006, il Comune l'ha cancellato nel corso delle procedure di "ripulitura" del centro urbano, scatenando una vera e propria guerriglia che dura tuttora: il Comune imbianca la parete dove il sommergibile solcava le profondità marine, i writers la imbrattano in segno di sfregio; il Comune imbianca nuovamente la parete, i writers la imbrattano nuovamente... all'infinito, da tre anni a questa parte.
Ancora oggi, ogni volta che passo di lì e osservo l'ennesimo round del braccio di ferro tra Comune e writers, penso a quello splendido mural e provo rammarico per averlo dato per scontato. Per aver pensato che, dato che sarebbe sempre stato lì, poteva aspettare.
Ora, se vedo un esempio di street art che trovo interessante, non ripeto lo stesso errore e lo catturo all'istante. Anche se magari lo ritroverò nuovamente in futuro.
Eccone un esempio per voi, nello scatto subalpino di oggi.
L'ho sempre trovato splendido e non ero la sola a pensarlo: i veri writers hanno regole ben precise e nessuno, dal giorno in cui era comparso, l'aveva mai rovinato, modificato, sporcato con tag o nuovi disegni. Per anni gli sono passata davanti, ammirandolo e ripromettendomi di fotografarlo.
Rimandavo sempre, pensando che tanto sarebbe sempre stato lì: per me faceva parte di Torino e della sua geografia urbana. In vista delle Olimpiadi del 2006, il Comune l'ha cancellato nel corso delle procedure di "ripulitura" del centro urbano, scatenando una vera e propria guerriglia che dura tuttora: il Comune imbianca la parete dove il sommergibile solcava le profondità marine, i writers la imbrattano in segno di sfregio; il Comune imbianca nuovamente la parete, i writers la imbrattano nuovamente... all'infinito, da tre anni a questa parte.
Ancora oggi, ogni volta che passo di lì e osservo l'ennesimo round del braccio di ferro tra Comune e writers, penso a quello splendido mural e provo rammarico per averlo dato per scontato. Per aver pensato che, dato che sarebbe sempre stato lì, poteva aspettare.
Ora, se vedo un esempio di street art che trovo interessante, non ripeto lo stesso errore e lo catturo all'istante. Anche se magari lo ritroverò nuovamente in futuro.
Eccone un esempio per voi, nello scatto subalpino di oggi.
L'immagine su Deviant Art
Per maggiori informazioni:
Un'immagine che riproduce il Nautilus
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