Da Le Scienze - edizione italiana di Scientific American:
Verso un biocombustibile sostenibile
I ricercatori stanno ora cercando di sperimentare nuove biomasse per alimentare i microrganismi che dovrebbero fermentare gli zuccheri in etanolo: il materiale più conveniente è la biomassa lignocellulosica che include i residui del legno, la carta riciclata e i materiali di scarto di coltivazioni dedicate alla produzione di energia
Gli organismi microscopici - batteri, cianobatteri, funghi e microalghe, sono fattori biologici che stanno dimostrando di essere fonti efficienti di biocombustibili a basso impatto ambientale che potrebbero rappresentare come alternativa al petrolio, secondo una ricerca presentata al convegni dell’American Society for Microbiology in corso a Boston.
Il principale biocombustibile attualmente sul mercato è l’etanolo, prodotto per la maggior parte negli Stati Uniti a partire dalla fermentazione degli zuccheri del mais. Questo tipo di produzione è ora oggetto di aspre critiche per l’aumento dei prezzi dei beni alimentari che determina.
I ricercatori stanno ora cercando di sperimentare nuove biomasse per alimentare i microrganismi che dovrebbero fermentare gli zuccheri producendo etanolo.
Il materiale più conveniente è la biomassa lignocellulosica, che include i residui del legno, la carta riciclata e i materiali di scarto di coltivazioni dedicate alla produzione di energia (come i tutoli del mais coltivato per produrre biocombustibili).
In questo caso il problema è che gli zuccheri necessari per la fermentazione sono intrappolati all’interno della cellulosa del legno. Govind Nadathur e colleghi dell’Università di Puerto Rico stanno cercando ecosistemi inusuali dotati di organismi rari in grado di produrre enzimi che consentono di estrarre questi zuccheri.
"Il legno finisce nell’oceano: che cosa degrada tutta questa biomassa? Abbiamo trovato che alcuni molluschi che consumano il legno sono in grado di farlo con l’aiuto di batteri che vivono nel loro stomaco, che producono enzimi in grado di scindere le molecole di cellulosa. E si trova qualcosa di analogo anche nelle termiti", ha commentato Nadathur. L’obiettivo pertanto è quello di utilizzare questi enzimi come passo fondamentale per costruire sistemi chiusi e integrati che potrebbero produrre etanolo.
La ricerca è cominciata cercando di sfruttare la canna da zucchero e i fiori di ibisco che cresce nelle coltivazioni locali di Puerto Rico, che producono grandi quantità di biomassa. Utilizzando diversi enzimi, Nadathur e i suoi colleghi ritengono di poter estrarre gli zuccheri contenuti nella biomassa e di farli fermentare per ottenere etanolo, intrappolando il biossido di carbonio che viene prodotto nel corso del processo. (fc)
Il principale biocombustibile attualmente sul mercato è l’etanolo, prodotto per la maggior parte negli Stati Uniti a partire dalla fermentazione degli zuccheri del mais. Questo tipo di produzione è ora oggetto di aspre critiche per l’aumento dei prezzi dei beni alimentari che determina.
I ricercatori stanno ora cercando di sperimentare nuove biomasse per alimentare i microrganismi che dovrebbero fermentare gli zuccheri producendo etanolo.
Il materiale più conveniente è la biomassa lignocellulosica, che include i residui del legno, la carta riciclata e i materiali di scarto di coltivazioni dedicate alla produzione di energia (come i tutoli del mais coltivato per produrre biocombustibili).
In questo caso il problema è che gli zuccheri necessari per la fermentazione sono intrappolati all’interno della cellulosa del legno. Govind Nadathur e colleghi dell’Università di Puerto Rico stanno cercando ecosistemi inusuali dotati di organismi rari in grado di produrre enzimi che consentono di estrarre questi zuccheri.
"Il legno finisce nell’oceano: che cosa degrada tutta questa biomassa? Abbiamo trovato che alcuni molluschi che consumano il legno sono in grado di farlo con l’aiuto di batteri che vivono nel loro stomaco, che producono enzimi in grado di scindere le molecole di cellulosa. E si trova qualcosa di analogo anche nelle termiti", ha commentato Nadathur. L’obiettivo pertanto è quello di utilizzare questi enzimi come passo fondamentale per costruire sistemi chiusi e integrati che potrebbero produrre etanolo.
La ricerca è cominciata cercando di sfruttare la canna da zucchero e i fiori di ibisco che cresce nelle coltivazioni locali di Puerto Rico, che producono grandi quantità di biomassa. Utilizzando diversi enzimi, Nadathur e i suoi colleghi ritengono di poter estrarre gli zuccheri contenuti nella biomassa e di farli fermentare per ottenere etanolo, intrappolando il biossido di carbonio che viene prodotto nel corso del processo. (fc)
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