"E' un fatto di trasparenza, di democrazia, non vedo problemi: c'è in tutto il mondo, basta vedere qualsiasi telefilm americano" .
Vincenzo Visco, 30 aprile 2008
Lo Stato avoca a sé oltre il 40% delle mie entrate lorde non garantendomi al contempo nessun servizio gratuito (visite mediche, trasporti pubblici, espletamento delle procedure burocratiche, etc.) né che i servizi da me pagati siano di qualità, mi obbliga ad avere un conto in banca per il quale pago e grazie al quale monitora ogni mio movimento anche minimo, mi obbliga ad avere un commercialista che tiene la mia contabilità e per il quale pago, che dovrebbe occuparsi di regolarizzare periodicamente la mia posizione fiscale e tributaria con lo Stato medesimo.
Tutto questo non è sufficiente, a quanto pare: da due giorni Vincenzo Visco, Vice Ministro e Sottosegretario al ministero dell'Economia e Finanze, ha autorizzato la pubblicazione sul sito dell'Agenzia delle Entrate delle dichiarazioni dei redditi di tutti i contribuenti, affermando di aver ricevuto il benestare del Garante della privacy e che all'estero si tratta di una prassi consolidata e ritenuta normale.
Peccato che il Garante della privacy abbia smentito il suo coinvolgimento nella vicenda e abbia anzi riconosciuto che si tratta di una manovra che con ogni evidenza viola la Legge sulla privacy del 2003. Peccato inoltre che nella maggior parte dei Paesi europei e negli stessi Stati Uniti citati a sproposito da Visco sia illegale divulgare i dati sensibili dei cittadini. Come, del resto, stabilisce anche la nostra legislazione.
Mi viene detto che nei Paesi scandinavi è possibile conoscere il reddito del vicino via sms, che si tratta di un gesto democratico e che permette una maggior trasparenza. Non mi sembra esattamente la stessa cosa, che una singola persona possa telefonare a un ufficio e chiedere il reddito di qualcuno e rendere consultabili per chiunque su Internet le dichiarazioni dei redditi di milioni di persone, visionabili da ogni parte del mondo senza alcun tipo di verifica o limitazione d'accesso. Inoltre anche in Italia è possibile conoscere il reddito del vicino: basta recarsi in Comune, compilare un modulo e si ottengono i dati richiesti.
Non è questione di evadere le tasse o avere scheletri nell'armadio, è un problema molto più ampio: millantando di aver chiesto autorizzazioni all'ufficio competente e senza oltretutto averlo fatto, un Ministro ha permesso che venisse sistematicamente violata una legge dello Stato che tutela la privacy dei contribuenti e ha poi fatto esempi falsi e fuorvianti per giustificare il suo comportamento.
Lo Stato viola la mia privacy rendendo possibile per chiunque sapere dove abito, quanto guadagno, per chi lavoro e quante tasse pago, mi nega un diritto che dovrebbe invece tutelare e lo fa quasi per gioco, ben sapendo che di lì a poche ore i dati verranno ovviamente oscurati.
In tutto questo, migliaia di persone non si rendono nemmeno conto del sopruso di cui sono vittime e plaudono invece alla fantastica bravata appena compiuta da Visco.
Peccato che, nel frattempo, i dati oscurati siano già finiti su eMule e che chiunque possa quindi continuare a farne l'uso proprio o improprio che preferisce, strumentalizzando indisturbato notizie riservate con il benestare di chi tira acriticamente in ballo la democrazia.
Tutto questo non è sufficiente, a quanto pare: da due giorni Vincenzo Visco, Vice Ministro e Sottosegretario al ministero dell'Economia e Finanze, ha autorizzato la pubblicazione sul sito dell'Agenzia delle Entrate delle dichiarazioni dei redditi di tutti i contribuenti, affermando di aver ricevuto il benestare del Garante della privacy e che all'estero si tratta di una prassi consolidata e ritenuta normale.
Peccato che il Garante della privacy abbia smentito il suo coinvolgimento nella vicenda e abbia anzi riconosciuto che si tratta di una manovra che con ogni evidenza viola la Legge sulla privacy del 2003. Peccato inoltre che nella maggior parte dei Paesi europei e negli stessi Stati Uniti citati a sproposito da Visco sia illegale divulgare i dati sensibili dei cittadini. Come, del resto, stabilisce anche la nostra legislazione.
Mi viene detto che nei Paesi scandinavi è possibile conoscere il reddito del vicino via sms, che si tratta di un gesto democratico e che permette una maggior trasparenza. Non mi sembra esattamente la stessa cosa, che una singola persona possa telefonare a un ufficio e chiedere il reddito di qualcuno e rendere consultabili per chiunque su Internet le dichiarazioni dei redditi di milioni di persone, visionabili da ogni parte del mondo senza alcun tipo di verifica o limitazione d'accesso. Inoltre anche in Italia è possibile conoscere il reddito del vicino: basta recarsi in Comune, compilare un modulo e si ottengono i dati richiesti.
Non è questione di evadere le tasse o avere scheletri nell'armadio, è un problema molto più ampio: millantando di aver chiesto autorizzazioni all'ufficio competente e senza oltretutto averlo fatto, un Ministro ha permesso che venisse sistematicamente violata una legge dello Stato che tutela la privacy dei contribuenti e ha poi fatto esempi falsi e fuorvianti per giustificare il suo comportamento.
Lo Stato viola la mia privacy rendendo possibile per chiunque sapere dove abito, quanto guadagno, per chi lavoro e quante tasse pago, mi nega un diritto che dovrebbe invece tutelare e lo fa quasi per gioco, ben sapendo che di lì a poche ore i dati verranno ovviamente oscurati.
In tutto questo, migliaia di persone non si rendono nemmeno conto del sopruso di cui sono vittime e plaudono invece alla fantastica bravata appena compiuta da Visco.
Peccato che, nel frattempo, i dati oscurati siano già finiti su eMule e che chiunque possa quindi continuare a farne l'uso proprio o improprio che preferisce, strumentalizzando indisturbato notizie riservate con il benestare di chi tira acriticamente in ballo la democrazia.
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