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giovedì 17 gennaio 2008

Eppur Roma si muove

[Galileo Galilei, 1564-1642]

Giorni di polemiche per la mancata presenza papale all'Università La Sapienza di Roma e tutti a scusarsi e biasimare e criticare. Anche gli insospettabili sono tutti lì a scandalizzarsi e condannare la protesta per l'invito rivolto al Papa dall'ateneo capitolino.

Peccato che la presunta liberalità e libertà di pensiero italiane vengano chiamate in causa solo quando le idee e i valori cattolici vengono imposti o considerati rappresentativi di uno Stato che dovrebbe essere laico e ormai multiculturale e si ritrova invece a subire i diktat etici, scientifici, politici e culturali di Cardinali, Vescovi e presunti obiettori di coscienza cattolici.

Non è questione se il Papa sia un intellettuale o meno, non è nemmeno questione che le colpe della Chiesa siano storiche e non riguardino il presente. Il Papa meno di vent'anni fa, quindi in pieno Novecento, ha definito giusto il processo a Galileo Galilei e non mi risulta abbia mai ritrattato.

Senza rivangare il suo Pontificato da quando ha avuto inizio ma parlando anche solo degli ultimi sei mesi, si è espresso diverse volte in maniera oscurantista in merito a questioni scientifiche, sociali e politiche che a livello amministrativo e giuridico dovrebbero riguardare solo ed esclusivamente lo Stato italiano e i cittadini italiani e data meno di un mese fa la polemica intorno alla proposta di modificare la Legge 194 strumentalizzando la moratoria sulla pena di morte. Però ovviamente in questo caso si tratta di pluralità di pensiero.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il papa ha tutto il diritto di pensare che Galileo abbia torto. Un filosofo della scienza abbastanza relativista potrebbe anche dare ragione al papa. La protesta è giustificata piuttosto dal fatto che per la Chiesa, e in uno Stato ideale governato dalla Chiesa il libero pensiero non è ammissibile e la fede è un dovere morale. In uno stato Vaticano probabilmente non si darebbe mai la parola ad un pensatore ateo