Per i pochi che siano rimasti immuni al bombardamento mediatico con cui la pellicola è stata lanciata lo scorso autunno, la trama si può riassumere facilmente: dopo una relazione di breve durata Jenny, ex fidanzata imbufalita per essere stata lasciata e facilitata da super poteri, rende la vita impossibile all'uomo che le ha spezzato il cuore, il mite architetto Matt.
Come spesso capita, le battute migliori e le scene più curiose sono contenute nel trailer che, montato ad hoc, invoglia lo spettatore e lo "inganna a fin di bene" facendogli credere che il film appartenga a un genere o abbia un plot abbastanza diversi da quelli effettivi.
Come spesso capita, le battute migliori e le scene più curiose sono contenute nel trailer che, montato ad hoc, invoglia lo spettatore e lo "inganna a fin di bene" facendogli credere che il film appartenga a un genere o abbia un plot abbastanza diversi da quelli effettivi.
Volutamente artigianale per quanto riguarda gli effetti speciali e la post-produzione, "fumettistico" nel senso deteriore del termine, con uno svolgimento poco interessante e ripetitivo e attori non sempre all'altezza, La mia super ex-ragazza (My Super Ex-Girlfriend, 2006) di Ivan Reitman parte da uno spunto narrativo esile e, a differenza della sua biondissima eroina interpretata da Uma Thurman, non riesce mai a decollare, deludendo sia chi vorrebbe una commedia romantica sia quanti si attendono una commedia un po' "nera".
I personaggi sono stereotipati, l'ambientazione newyorchese è ridotta a mero sfondo scenografico e scorre sotterranea una (nemmeno poi tanto) sottile vena di misoginia: con l'eccezione della rassicurante Hannah (Anna Faris), fidanzata con un modello che ovviamente la tradisce e dolce fino a far venire il diabete, le donne vengono rappresentate come nevrotiche, aggressive, ossessive e il capo di Matt cerca continuamente di farlo incriminare per molestie sessuali.
Uma Thurman è affascinante come sempre anche se un po' sopra le righe e le parrucche brune non le donano; Luke Wilson appare slavato, grigio e decisamente "sfigato", lontano anni luce dalla verve del fratello maggiore Owen e nel film risulta ben poco credibile che ben due bionde "esplosive" se lo contendano e litighino per lui.
Le battute e gli sketch più indovinati sono affidati ai comprimari, su tutti l'amico cinico e sessuomane interpretato da Rainn Wilson. Nel caso guardiate il film e tratteniate a stento gli sbadigli, resistete fino alla fine e lasciate scorrere i titoli di coda animati: il film riserva un ultimo guizzo affidato a lui e fa rimpiangere, una volta di più, che lo sceneggiatore Don Payne non abbia scelto toni più graffianti.
La colonna sonora, spesso e volentieri unico "salvagente" di pellicole per il resto assolutamente dimenticabili, è anche stavolta godibile e azzeccata. La cosa migliore del film sono però i costumi di Uma Thurman e Anna Faris, essenziali e molto semplici eppure decisamente femminili e stilosi, scelti da Laura Jean Shannon.
I personaggi sono stereotipati, l'ambientazione newyorchese è ridotta a mero sfondo scenografico e scorre sotterranea una (nemmeno poi tanto) sottile vena di misoginia: con l'eccezione della rassicurante Hannah (Anna Faris), fidanzata con un modello che ovviamente la tradisce e dolce fino a far venire il diabete, le donne vengono rappresentate come nevrotiche, aggressive, ossessive e il capo di Matt cerca continuamente di farlo incriminare per molestie sessuali.
Uma Thurman è affascinante come sempre anche se un po' sopra le righe e le parrucche brune non le donano; Luke Wilson appare slavato, grigio e decisamente "sfigato", lontano anni luce dalla verve del fratello maggiore Owen e nel film risulta ben poco credibile che ben due bionde "esplosive" se lo contendano e litighino per lui.
Le battute e gli sketch più indovinati sono affidati ai comprimari, su tutti l'amico cinico e sessuomane interpretato da Rainn Wilson. Nel caso guardiate il film e tratteniate a stento gli sbadigli, resistete fino alla fine e lasciate scorrere i titoli di coda animati: il film riserva un ultimo guizzo affidato a lui e fa rimpiangere, una volta di più, che lo sceneggiatore Don Payne non abbia scelto toni più graffianti.
La colonna sonora, spesso e volentieri unico "salvagente" di pellicole per il resto assolutamente dimenticabili, è anche stavolta godibile e azzeccata. La cosa migliore del film sono però i costumi di Uma Thurman e Anna Faris, essenziali e molto semplici eppure decisamente femminili e stilosi, scelti da Laura Jean Shannon.
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