Spulciando materiali d'archivio, oggi mi sono imbattuta nell'articolo Standardizzazione del trucco in cinematografia, apparso nel 1937 su Journal of the Motion Picture Engineers.
Cosa attrae la mia attenzione? Non certo l'argomento, che non si preannuncia particolarmente accattivante. Non certo lo stile degli scritti dell'epoca, che conosco fin troppo bene. Non certo la speranza di estrapolare segreti di bellezza che stravolgano la mia vita. Che cosa, allora? La firma in calce, un nome che qualunque donna ha sentito nominare decine di volte negli ultimi anni: Max Factor.
Max Factor? Ebbene sì. Prima di diventare il fondatore di un vero e proprio impero di dimensioni ormai planetarie grazie allo slogan "The make-up of make-up artists", Max Factor si chiamava Frank Factor (1904-1996) ed era nato a Saint Louis da genitori russi emigrati poco prima negli States, dove avevano impiantato un salone di bellezza.
Truccatore, esperto di make-up per viso e corpo nonché di parrucche, fondò alla fine degli anni Trenta un'impresa commerciale in grado, grazie al glamour e allo splendore delle dive hollywoodiane, di affascinare generazioni di massaie, segretarie, commesse e quant'altro, pronte a tutto per avere le ciglia o i boccoli della star del momento.
Ecco alcune righe dallo scritto di Frank/Max:
Nel processo fotografico l'uso del belletto si propone di aggiungere al naturale colore della pelle quella pigmentazione necessaria per farla risultare in fotografia il più possibile simile al naturale. [...] Il viso umano senza belletto non dà una morbida riproduzione a causa della irregolare distribuzione del pigmento che dà il colore alla pelle. A tale deficienza si rimedia nella fotografia normale col ritocco, mentre per ciò che riguarda la cinematografia deve supplire a ciò il belletto presentando alla camera da ripresa un ben distribuito ed uniforme colore dal punto di vista della sensibilità delle gelatine.
Sensibilità delle gelatine?!
Il sito internazionale di Max Factor
Il sito italiano di Max Factor
Cosa attrae la mia attenzione? Non certo l'argomento, che non si preannuncia particolarmente accattivante. Non certo lo stile degli scritti dell'epoca, che conosco fin troppo bene. Non certo la speranza di estrapolare segreti di bellezza che stravolgano la mia vita. Che cosa, allora? La firma in calce, un nome che qualunque donna ha sentito nominare decine di volte negli ultimi anni: Max Factor.
Max Factor? Ebbene sì. Prima di diventare il fondatore di un vero e proprio impero di dimensioni ormai planetarie grazie allo slogan "The make-up of make-up artists", Max Factor si chiamava Frank Factor (1904-1996) ed era nato a Saint Louis da genitori russi emigrati poco prima negli States, dove avevano impiantato un salone di bellezza.
Truccatore, esperto di make-up per viso e corpo nonché di parrucche, fondò alla fine degli anni Trenta un'impresa commerciale in grado, grazie al glamour e allo splendore delle dive hollywoodiane, di affascinare generazioni di massaie, segretarie, commesse e quant'altro, pronte a tutto per avere le ciglia o i boccoli della star del momento.
Ecco alcune righe dallo scritto di Frank/Max:
Nel processo fotografico l'uso del belletto si propone di aggiungere al naturale colore della pelle quella pigmentazione necessaria per farla risultare in fotografia il più possibile simile al naturale. [...] Il viso umano senza belletto non dà una morbida riproduzione a causa della irregolare distribuzione del pigmento che dà il colore alla pelle. A tale deficienza si rimedia nella fotografia normale col ritocco, mentre per ciò che riguarda la cinematografia deve supplire a ciò il belletto presentando alla camera da ripresa un ben distribuito ed uniforme colore dal punto di vista della sensibilità delle gelatine.
Sensibilità delle gelatine?!
Il sito internazionale di Max Factor
Il sito italiano di Max Factor
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