Mike Bongiorno se n'è andato, colpito da infarto a Montecarlo.
Pur non guardando la tv da oltre cinque anni, se penso alla tv penso a Mike e a pochi altri.
Perché da bambina ho guardato non so quante volte Bis e La ruota della fortuna [con quali ricadute educative sulla mia formazione, non so, ai posteri l'ardua sentenza, NdR].
Perché anche se da secoli non amavo più quel tipo di intrattenimento e di televisione, Mike era la televisione, la incarnava per me come per ogni italiano (medio o no, poco importa) fin dal primo giorno di trasmissioni, dalla prima ora di teledipendenza, praticamente da sempre.
Perché da bambina ho guardato non so quante volte Bis e La ruota della fortuna [con quali ricadute educative sulla mia formazione, non so, ai posteri l'ardua sentenza, NdR].
Perché anche se da secoli non amavo più quel tipo di intrattenimento e di televisione, Mike era la televisione, la incarnava per me come per ogni italiano (medio o no, poco importa) fin dal primo giorno di trasmissioni, dalla prima ora di teledipendenza, praticamente da sempre.
Aveva contribuito a delineare e formare il concetto stesso di italica tv. Se questo fosse un merito o un demerito, non spetta a me dirlo.
Aveva 85 anni ma credevo viaggiasse ormai verso i 90 tondi, sapere che è morto è strano perché lo reputavo quasi immortale, anche se questo concetto va contro qualunque verosimiglianza e realtà scientifica.
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