Sono tornata da pochi giorni e al mio arrivo mi aspettavano, tra messaggi personali, newsletter e affini, oltre 500 e-mails.
Sto ancora smaltendo la posta e nel seguire alcuni link che rimandavano a un sito spagnolo, ieri notte ho letto praticamente in diretta (in spagnolo!) l'annuncio della morte di John Hughes per infarto.
Da bambina ho visto tutti i film che ha diretto e buona parte di quelli che ha sceneggiato e/o prodotto negli anni Ottanta e Novanta, spesso con tocco da vero Re Mida, per poi cadere in una sorta di limbo televisivo di quarta categoria.
Ha colonizzato l'immaginario di bambini e adolescenti per almeno tre lustri, lanciato giovani star (alcune sparite, altre tornate sulla breccia dell'onda, da Emilio Estevez a Anthony Michael Hall, da James Spader a Judd Nelson, da Molly Ringwald ad Ally Sheedy passando per Macaulay Culkin), ha letteralmente creato un genere.
Ho visto e rivisto non so quante volte Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare (Sixteen Candles, 1984), La donna esplosiva (Weird Science, 1985), The Breakfast Club (1985), Una pazza giornata di vacanza (Ferris Bueller's Day Off, 1986).
I tre che più ho amato, ieri o oggi ha poca importanza, non sono diretti da lui ma sapeva essere un produttore molto presente e convincente quindi è come se fossero suoi: Bella in rosa (Pretty in Pink, 1986) di Howard Deutch, Un meraviglioso batticuore (Some Kind of Wonderful, 1987) di Howard Deutch e Cara mamma, mi sposo (Only the Lonely, 1991) di Chris Columbus, di cui ho già parlato su Moviem@tica.
A riprova di ciò, la maggior parte dei siti e dei blog che ne commemorano la prematura scomparsa citano i film da lui scritti o prodotti come sue creature, che si tratti del famosissimo Mamma, ho perso l'aereo o del misconosciuto Tutto può accadere, entrambi del 1991.
Se non bastasse, c'è una auto-ironica affermazione di Chris Columbus, regista che ha spesso lavorato in tandem con lui:
"I was up on 140th Street in Harlem, in 1992. It was 3 in the morning, and I was walking back to get a cup of coffee. These two young kids came up to me and said to me, "What movie is this?" I said, "Home Alone 2," and they said, "What do you do?" And I said, "I'm the director." They said, "Oh, you're John Hughes!"
(Ero al lavoro sulla 140° Strada ad Harlem, nel 1992. Erano le tre del mattino e stavo tornando indietro per prendere una tazza di caffé. Due ragazzini mi si avvicinarono chiedendo "Che film è questo?". Io risposi "Mamma, ho perso l'aereo 2" e loro "E che cosa fai?". E quando dissi "Sono il regista", loro risposero "Oh, sei John Hughes!")
Al di là di aneddoti, compleanni, donne meccaniche, bambini pestiferi e adorabili, a rendere inimitabile John Hughes ai miei occhi basterebbe anche una sola, splendida sequenza di Pretty in Pink: il versatile John Cryer, nei panni dell'eccentrico Duckie, balla in modo trascinante sulle note di Try a Little Tenderness di Otis Redding con rabbia, intensità, trasporto e un pizzico di follia. Una sequenza che da sola vale tutto il film, ormai datato ma sempre piacevole da vedere per gli inguaribili nostalgici.
Ciao, John!
Sto ancora smaltendo la posta e nel seguire alcuni link che rimandavano a un sito spagnolo, ieri notte ho letto praticamente in diretta (in spagnolo!) l'annuncio della morte di John Hughes per infarto.
Da bambina ho visto tutti i film che ha diretto e buona parte di quelli che ha sceneggiato e/o prodotto negli anni Ottanta e Novanta, spesso con tocco da vero Re Mida, per poi cadere in una sorta di limbo televisivo di quarta categoria.
Ha colonizzato l'immaginario di bambini e adolescenti per almeno tre lustri, lanciato giovani star (alcune sparite, altre tornate sulla breccia dell'onda, da Emilio Estevez a Anthony Michael Hall, da James Spader a Judd Nelson, da Molly Ringwald ad Ally Sheedy passando per Macaulay Culkin), ha letteralmente creato un genere.
Ho visto e rivisto non so quante volte Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare (Sixteen Candles, 1984), La donna esplosiva (Weird Science, 1985), The Breakfast Club (1985), Una pazza giornata di vacanza (Ferris Bueller's Day Off, 1986).
I tre che più ho amato, ieri o oggi ha poca importanza, non sono diretti da lui ma sapeva essere un produttore molto presente e convincente quindi è come se fossero suoi: Bella in rosa (Pretty in Pink, 1986) di Howard Deutch, Un meraviglioso batticuore (Some Kind of Wonderful, 1987) di Howard Deutch e Cara mamma, mi sposo (Only the Lonely, 1991) di Chris Columbus, di cui ho già parlato su Moviem@tica.
A riprova di ciò, la maggior parte dei siti e dei blog che ne commemorano la prematura scomparsa citano i film da lui scritti o prodotti come sue creature, che si tratti del famosissimo Mamma, ho perso l'aereo o del misconosciuto Tutto può accadere, entrambi del 1991.
Se non bastasse, c'è una auto-ironica affermazione di Chris Columbus, regista che ha spesso lavorato in tandem con lui:
"I was up on 140th Street in Harlem, in 1992. It was 3 in the morning, and I was walking back to get a cup of coffee. These two young kids came up to me and said to me, "What movie is this?" I said, "Home Alone 2," and they said, "What do you do?" And I said, "I'm the director." They said, "Oh, you're John Hughes!"
(Ero al lavoro sulla 140° Strada ad Harlem, nel 1992. Erano le tre del mattino e stavo tornando indietro per prendere una tazza di caffé. Due ragazzini mi si avvicinarono chiedendo "Che film è questo?". Io risposi "Mamma, ho perso l'aereo 2" e loro "E che cosa fai?". E quando dissi "Sono il regista", loro risposero "Oh, sei John Hughes!")
Chris Columbus
Al di là di aneddoti, compleanni, donne meccaniche, bambini pestiferi e adorabili, a rendere inimitabile John Hughes ai miei occhi basterebbe anche una sola, splendida sequenza di Pretty in Pink: il versatile John Cryer, nei panni dell'eccentrico Duckie, balla in modo trascinante sulle note di Try a Little Tenderness di Otis Redding con rabbia, intensità, trasporto e un pizzico di follia. Una sequenza che da sola vale tutto il film, ormai datato ma sempre piacevole da vedere per gli inguaribili nostalgici.
Ciao, John!
Post precedenti su Moviem@tica:
Come rifiutare un appuntamento indesiderato meglio di come avrebbe potuto fare John Candy
Come rifiutare un appuntamento indesiderato meglio di come avrebbe potuto fare John Candy
Nessun commento:
Posta un commento