Da tre giorni a questa parte, mi ripromettevo di postare un annuncio stile "Chiuso per inventario, arrivederci a martedì prossimo". Non volendo scendere nei dettagli, avrei solo sintetizzato con: "Avete presente quelle settimane infernali in cui si lavora 14 ore al giorno e non si dorme mai? Ecco, per me è già iniziata". Vi avrei solo salutati, dandovi appuntamento al prima possibile.
Non mi andava di sbandierare il mio incarico di coordinatore redazionale alla Fiera Internazionale del Libro, non mi andava di raccontare che da tre giorni tutte le mattine mi reco al Lingotto e collaboro con l'Ufficio stampa della Fiera come consulente esterno, non mi andava né di fare la figa né di fare quella che nasconde di avere un lavoro che molti invidiano e molti contestano e lei lì, a fare la sostenuta o la finta modesta.
Gli eventi di questi giorni mi hanno però fatto riflettere. Sono tre mattine che mi reco al Lingotto ed entro negli uffici esattamente come ho fatto l'anno scorso e l'anno prima, non ci sono stati cambiamenti. Non ci sono metal detector, perquisizioni, poliziotti sparsi dovunque, armi cariche e tensione. Ci sono degli uffici e persone indaffarate che corrono e lavorano per fare in modo che da domani tutto sia perfetto.
I mezzi di comunicazione raccontano invece di una Fiera blindata e inaccessibile, di zone rosse e agenti del Mossad, di intrighi che nemmeno nei romanzi gialli. L'ufficio dove mi trovo riceve decine di telefonate ed e-mail da parte di giornalisti o sedicenti tali che cercano forzatamente lo scoop, lo scandalo, il caso, il dettaglio scomodo, l'appiglio per un bel titolone sensazionale a tre colonne che faccia vendere 5 mila copie in più o porti pubblicità e televendite.
Ieri un giornalista è venuto al Lingotto ed è rimasto deluso perché, nonostante tutti i suoi sforzi, non c'era un solo poliziotto in tutto l'edificio e quindi non ha potuto scattare foto che mostrassero assetti da guerriglia o arsenali militari.
Non sono responsabile delle scelte editoriali della Fiera e quest'anno non le condivido, non le condivido assolutamente e le trovo francamente molto discutibili. Non ho niente da nascondere e lo dico apertamente. Altrettanto apertamente, però, dico che trovo davvero inquietante l'atteggiamento dei mezzi di comunicazione, che soffiano sul fuoco sollevando un enorme polverone e alimentando le polemiche, raccontando di un clima di tensione che non esiste e sfregandosi le mani in attesa che si verifichi qualche incidente grave.
Non mi andava di sbandierare il mio incarico di coordinatore redazionale alla Fiera Internazionale del Libro, non mi andava di raccontare che da tre giorni tutte le mattine mi reco al Lingotto e collaboro con l'Ufficio stampa della Fiera come consulente esterno, non mi andava né di fare la figa né di fare quella che nasconde di avere un lavoro che molti invidiano e molti contestano e lei lì, a fare la sostenuta o la finta modesta.
Gli eventi di questi giorni mi hanno però fatto riflettere. Sono tre mattine che mi reco al Lingotto ed entro negli uffici esattamente come ho fatto l'anno scorso e l'anno prima, non ci sono stati cambiamenti. Non ci sono metal detector, perquisizioni, poliziotti sparsi dovunque, armi cariche e tensione. Ci sono degli uffici e persone indaffarate che corrono e lavorano per fare in modo che da domani tutto sia perfetto.
I mezzi di comunicazione raccontano invece di una Fiera blindata e inaccessibile, di zone rosse e agenti del Mossad, di intrighi che nemmeno nei romanzi gialli. L'ufficio dove mi trovo riceve decine di telefonate ed e-mail da parte di giornalisti o sedicenti tali che cercano forzatamente lo scoop, lo scandalo, il caso, il dettaglio scomodo, l'appiglio per un bel titolone sensazionale a tre colonne che faccia vendere 5 mila copie in più o porti pubblicità e televendite.
Ieri un giornalista è venuto al Lingotto ed è rimasto deluso perché, nonostante tutti i suoi sforzi, non c'era un solo poliziotto in tutto l'edificio e quindi non ha potuto scattare foto che mostrassero assetti da guerriglia o arsenali militari.
Non sono responsabile delle scelte editoriali della Fiera e quest'anno non le condivido, non le condivido assolutamente e le trovo francamente molto discutibili. Non ho niente da nascondere e lo dico apertamente. Altrettanto apertamente, però, dico che trovo davvero inquietante l'atteggiamento dei mezzi di comunicazione, che soffiano sul fuoco sollevando un enorme polverone e alimentando le polemiche, raccontando di un clima di tensione che non esiste e sfregandosi le mani in attesa che si verifichi qualche incidente grave.
Dalle mie parti si dice che se ti aspetti il peggio dalle persone, sicuramente verrai accontentato. L'impressione in questi giorni è proprio questa, che i giornalisti forniscano una visione distorta e volutamente artefatta e ansiogena dell'evento per cavalcare le critiche delle scorse settimane e pompare oltremisura qualunque possibile problema possa verificarsi.
Qualunque persona io senta in questi giorni mi chiede se io stia bene, se abbia visto degli scontri, se abbia avuto dei problemi o sia stata perquisita. E quando rispondo stupita di no, mi viene detto: Ma come, oggi in televisione hanno detto etc. oppure Ma come, oggi ho letto sul giornale etc.
Lavoro al Lingotto da tre giorni e per esperienza diretta posso dire che non ci sono zone rosse, schieramenti da invasione prossima ventura o atmosfere orwelliane, se non ovviamente quelli inventati ad hoc dai media. E il punto è proprio qui: in questo caso sono testimone oculare degli eventi e posso constatare di persona quale sia la situazione reale e quanto venga stravolta e "riscritta" nel venir raccontata dai professionisti dell'informazione. In quanti casi questo non mi è possibile e sono costretta a scambiare per informazione le notizie confezionate ad hoc da questo o quell'altro cacciatore di scoop?
Qualunque persona io senta in questi giorni mi chiede se io stia bene, se abbia visto degli scontri, se abbia avuto dei problemi o sia stata perquisita. E quando rispondo stupita di no, mi viene detto: Ma come, oggi in televisione hanno detto etc. oppure Ma come, oggi ho letto sul giornale etc.
Lavoro al Lingotto da tre giorni e per esperienza diretta posso dire che non ci sono zone rosse, schieramenti da invasione prossima ventura o atmosfere orwelliane, se non ovviamente quelli inventati ad hoc dai media. E il punto è proprio qui: in questo caso sono testimone oculare degli eventi e posso constatare di persona quale sia la situazione reale e quanto venga stravolta e "riscritta" nel venir raccontata dai professionisti dell'informazione. In quanti casi questo non mi è possibile e sono costretta a scambiare per informazione le notizie confezionate ad hoc da questo o quell'altro cacciatore di scoop?
2 commenti:
Ottimo pezzo di ottimo giornalismo. Non ho intenzioni particolarmente scriverecce sulla Fiera, anche perché come da molti anni penso di non andarci, ma se dovesse capitarmi di scriverne ti citerò di sicuro e se sentissi qualcuno desideroso di andarci, ma preoccupato non mancherò di fargli leggere il tuo pezzo.
Buon lavoro
Giuliana
Col tema della sicurezza il nano (e la lega) ha vinto le elezioni...
Ora chi dice la sua è un terrorista, ma qualcuno può permettersi di incitare ad imbracciare i fucili.
Non mi stupisco più di nulla nella repubblica delle banane.
Comunque grazie per fare un po' di Informazione... e buon lavoro!
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