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sabato 26 aprile 2008

#26: Il doppiaggio dei film...

[Risultati del Sondaggio #25,
clicca sull'immagine per ingrandirla]

Come sempre è possibile dare risposte multiple al sondaggio, che troverete in home page fino a sabato 3 maggio 2008.

Reduce da nove giorni di full immersion al Torino GLBT Film Festival, ho deciso di stravolgere l'abituale alternanza tematica dei sondaggi. Questa settimana sarebbe "toccato" all'animazione, ma da giorni rimugino più del solito sull'annosa questione del doppiaggio.

Sondaggio #26: Il doppiaggio dei film...
Molti, ma non tutti, sanno che il doppiaggio in italiano dei film statunitensi distribuiti in Italia era una delle clausole previste nel Dopoguerra dal Piano Marshall, per fare in modo che le pellicole a stelle e strisce, bandite in modo quasi sistematico dagli italici schermi da oltre un decennio, venissero apprezzate e fruite dal maggior numero di spettatori possibile in un Paese il cui tasso di analfabetismo era altissimo e in cui, durante il Fascismo, era stato proibito l'uso dei termini stranieri.

In parole povere: in Italia a sapere le lingue e a saper leggere erano in pochi, quindi bisognava tutelarsi per far sì che Via col vento, Il mago di Oz e tutti gli altri film che si preparavano a colonizzare lo Stivale con anni di ritardo rispetto alla loro uscita negli Stati Uniti, ottenessero un enorme successo commerciale.

Sono passati circa sessant'anni da allora e niente è cambiato: oggi come allora, i film stranieri - statunitensi ma non solo - arrivano nel nostro Paese con i dialoghi adeguatamente doppiati e spesso "adattati" da équipe ormai espertissime, che spesso fanno del doppiaggio la propria principale attività professionale.
I film vengono doppiati da attori teatrali e cinematografici famosi, da personaggi televisivi conosciuti dal grande pubblico, da sportivi e cantanti, ma anche da illustri sconosciuti che lungi dal recitare spesso in palcoscenico o davanti alla macchina da presa, prestano continuativamente la propria voce ai vari divi hollywoodiani e agli interpreti delle cinematografie europee, orientali e - più raramente - sudamericane/africane.

Le conseguenze di una "tradizione"
Una delle frasi che ho sentito ripetere più spesso negli ultimi vent'anni è che i doppiatori italiani sono i migliori del mondo, che la scuola a cui si formano è molto prestigiosa, che sono i depositari di una tradizione "studiata e invidiata in moltissimi Paesi".
Corrisponde a verità? In parte sì. Ma solo in parte.

I doppiatori italiani sono spesso molto bravi e preparati, in Italia il doppiaggio ha alle spalle una tradizione ormai pluridecennale e sicuramente all'estero non esiste nulla del genere: fin qui tutto vero. Peccato che tutto ciò, lungi dal fotografare una situazione idilliaca, andrebbe analizzato alla luce di una serie di riflessioni che spesso vengono "dimenticate", strumentalizzate o del tutto evitate:

- i doppiatori italiani saranno anche i migliori del mondo, ma tenuto conto che nel 90% dei Paesi nessuno si sogna di doppiare i film, si tratta di un primato che va decisamente ridimensionato;
- i doppiatori italiani sono molto bravi ma si tende, nel doppiaggio, ad applicare alle altre lingue e agli stili di recitazione utilizzati altrove la cadenza e gli stili italiani, che spesso snaturano completamente le scelte fonetiche, interpretative, linguistiche nonché i dialoghi del film, per rispettare a tutti i costi "il labiale";
- sessant'anni di doppiaggio di qualunque prodotto estero (film, telefilm, soap operas, telenovelas, sceneggiati, film per la tv, spot e quant'altro...) hanno fatto sì che gli italiani abbiano sempre considerato un optional la conoscenza di qualsiasi lingua straniera, con notevoli ripercussioni sulla vita quotidiana e lavorativa, per non parlare del turismo e dell'istruzione;
- abituati da sempre alle voci dei doppiatori nostrani e al loro stile recitativo, gli spettatori italiani non si rendono conto che spesso l'apporto del doppiaggio è di tale portata da rendere la versione italiana di un film e la sua versione originale due film completamente diversi;
- dal punto precedente deriva una situazione paradossale simile a un cane che si morde la coda: gli spettatori italiani considerano "più adatta" a un dato attore la voce di un'altra persona piuttosto che la vera voce dell'attore in questione, perché ovviamente sentir parlare qualcuno in modo diverso da quello a cui si è abituati è più faticoso, per cui si ha poca voglia di sentirne la voce originale, per cui si è sempre meno abituati, per cui si trova la voce originale sempre più strana, etc. etc. etc;
- se a tutto questo si aggiunge che, con l'eccezione dei Festival e di qualche programmazione d'essai, vedere film in lingua originale al cinema è difficilissimo e che prima dell'avvento dei Dvd era pressoché impossibile anche nel mercato dell'home video, il quadro del primato "mondiale" dei doppiatori italiani e dell'affetto smisurato di cui godono nel Belpaese assume un rilievo ben diverso;
- l'adattamento dialoghi modifica le citazioni, i riferimenti, i giochi di parole contenuti nelle sceneggiature, arrivando a volte a stravolgere completamente un dialogo oppure a cancellare dettagli che sarebbero importanti per la piena comprensione di una pellicola;
- un discorso analogo può essere fatto per il lavoro, spesso notevole, che viene compiuto dagli attori stranieri per caratterizzare vocalmente singoli personaggi, segnando in modo marcato cadenze, difetti di pronuncia, toni di voce, parlate particolari, lavoro che nella maggior parte dei casi viene vanificato e azzerato nella versione italiana, molto più "pulita" e uniforme a livello vocale e fonetico.

Questa è ovviamente solo la mia opinione. Voi cosa ne pensate?

Il sondaggio #27 sarà online sabato 3 maggio 2008.

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