Lo sciopero che i writers di Hollywood hanno indetto per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di categoria dopo la sua scadenza, avvenuta oltre due anni fa, si protrae da giorni paralizzando i palinsesti televisivi e le agende di produzione delle majors statunitensi, sollecitando la solidarietà di divi politicamente impegnati o meno - nel video Speechless il testimonial è il sempre in prima linea Sean Penn - e richiamando l'attenzione di mass media, siti di tutto il mondo, testa giornalistiche varie ed eventuali.
Nonostante le dovute cautele nel prospettare eventuali paragoni con la realtà italiana (i writers sono stipendiati da una delle industrie culturali più ricche e potenti del mondo, ritrarre come dei Don Chisciotte gli scribi di un tentacolare colosso dell'entertainment che produce film, trasmissioni televisive, serials etc. facendo girare milioni di dollari è perlomeno azzardato), qual è la vera notizia?
Il prolungarsi di uno sciopero che è davvero uno sciopero, ovvero l'interruzione "massiccia e incazzata" di un servizio di pubblica utilità in senso più o meno lato fino alla risoluzione delle condizioni che hanno portato all'insorgere dello sciopero medesimo, con la creazione di un disagio e un disservizio nei confronti della comunità che inducono l'opinione pubblica ad auspicare la risoluzione del conflitto.
Uno sciopero di 20 giorni che paralizza completamente un sistema altrimenti efficiente e organizzato crea un precedente e rende evidente la coesione strutturale e la potenza economica di un organismo che può spendere tale moneta al tavolo delle eventuali trattative; scioperi a singhiozzo di 20 ore che rendono solamente più caotico e inefficiente un sistema che lo è già 365 giorni l'anno non fanno altro che perpetuare malumori, scarsa fiducia verso l'organismo, disaffezione verso il medesimo e una esigua solidarietà nei suoi confronti, perché si ritiene a priori il servizio fornito di cattiva qualità e quindi non si accorda il "diritto" di lamentarsi a chi crea il disservizio.
Basta pensare alle decine di scioperi che affliggono ogni giorno il "sistema Italia": oggi toccava ai medici, domani a chi toccherà?
Nonostante le dovute cautele nel prospettare eventuali paragoni con la realtà italiana (i writers sono stipendiati da una delle industrie culturali più ricche e potenti del mondo, ritrarre come dei Don Chisciotte gli scribi di un tentacolare colosso dell'entertainment che produce film, trasmissioni televisive, serials etc. facendo girare milioni di dollari è perlomeno azzardato), qual è la vera notizia?
Il prolungarsi di uno sciopero che è davvero uno sciopero, ovvero l'interruzione "massiccia e incazzata" di un servizio di pubblica utilità in senso più o meno lato fino alla risoluzione delle condizioni che hanno portato all'insorgere dello sciopero medesimo, con la creazione di un disagio e un disservizio nei confronti della comunità che inducono l'opinione pubblica ad auspicare la risoluzione del conflitto.
Uno sciopero di 20 giorni che paralizza completamente un sistema altrimenti efficiente e organizzato crea un precedente e rende evidente la coesione strutturale e la potenza economica di un organismo che può spendere tale moneta al tavolo delle eventuali trattative; scioperi a singhiozzo di 20 ore che rendono solamente più caotico e inefficiente un sistema che lo è già 365 giorni l'anno non fanno altro che perpetuare malumori, scarsa fiducia verso l'organismo, disaffezione verso il medesimo e una esigua solidarietà nei suoi confronti, perché si ritiene a priori il servizio fornito di cattiva qualità e quindi non si accorda il "diritto" di lamentarsi a chi crea il disservizio.
Basta pensare alle decine di scioperi che affliggono ogni giorno il "sistema Italia": oggi toccava ai medici, domani a chi toccherà?
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