Qualche giorno fa ero a pranzo in un ristorante cinese dove vado ogni tanto e, di colpo, qualcosa mi ha distratta dai miei imprescindibili ravioli di verdure. Un elemento di disturbo, non meglio identificabile, creava in me un vago senso di perturbante che non mi permetteva di azzannare con la consueta grazia da orso polare i miei intingoli quando...
Ho realizzato: la musica di sottofondo che veniva trasmessa nel locale. Una canzone conosciuta eppure sconosciuta, un retrogusto vagamente familiare eppure esotico.
From Paris to Berlin, tamarrissima hit di qualche anno fa del duo danese Infernal, di cui non ho volutamente pubblicato video perché li trovo di dubbio gusto. From Paris to Berlin, dicevamo, ri-arrangiata e cantata in cinese in modo altrettanto tamarro.
E ingoiando l'ennesimo raviolo mi son detta tra me e me con un tono degno di Humphrey Bogart... E' la globalizzazione, baby.
Ho realizzato: la musica di sottofondo che veniva trasmessa nel locale. Una canzone conosciuta eppure sconosciuta, un retrogusto vagamente familiare eppure esotico.
From Paris to Berlin, tamarrissima hit di qualche anno fa del duo danese Infernal, di cui non ho volutamente pubblicato video perché li trovo di dubbio gusto. From Paris to Berlin, dicevamo, ri-arrangiata e cantata in cinese in modo altrettanto tamarro.
E ingoiando l'ennesimo raviolo mi son detta tra me e me con un tono degno di Humphrey Bogart... E' la globalizzazione, baby.
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