Non sono una persona ipocondriaca né ho paura degli ospedali o del dentista; non svengo alla vista del sangue e ho una certa esperienza, sia diretta che indiretta, di operazioni, medicazioni, orari di visita e quant'altro. Vado alle visite mediche pensando sempre Via il dente, via il dolore!: certo non felice, ma nemmeno spaventata o tesa.
L'esame di oggi è invasivo e a tratti doloroso, ma nemmeno questo è un problema: sono appassionata di tatuaggi e allergica alle medicine, sopporto benissimo il dolore.
E allora dov'è il problema? Il problema è la cura, ovvero il medico che effettua l'esame. Educato fino a rasentare l'ibernazione, freddo e professionale fino a sembrare lui vittima del rigor mortis, non sorride, non mi guarda negli occhi una sola volta in oltre mezz'ora mentre so dire senza fatica di che colore sono i suoi, non parla se non sono io a fargli domande e anche in quel caso devo insistere per avere risposta. Usa volutamente un linguaggio tecnico che sicuramente il 90% dei pazienti non comprende e che pensa nemmeno io sia in grado di comprendere... solo che io lo comprendo.
Mi rendo benissimo conto che fa tutto il possibile - riuscendoci egregiamente - per non realizzare di avere davanti a sé una persona... una persona come potrebbe essere lui, nel caso si ammalasse a propria volta. Non saprebbe dire se sono bionda o bruna, alta o bassa, giovane o vecchia.
E di colpo mi scopro a pensare a Patch Adams.
Quello vero, non il film con Robin Williams.
E allora dov'è il problema? Il problema è la cura, ovvero il medico che effettua l'esame. Educato fino a rasentare l'ibernazione, freddo e professionale fino a sembrare lui vittima del rigor mortis, non sorride, non mi guarda negli occhi una sola volta in oltre mezz'ora mentre so dire senza fatica di che colore sono i suoi, non parla se non sono io a fargli domande e anche in quel caso devo insistere per avere risposta. Usa volutamente un linguaggio tecnico che sicuramente il 90% dei pazienti non comprende e che pensa nemmeno io sia in grado di comprendere... solo che io lo comprendo.
Mi rendo benissimo conto che fa tutto il possibile - riuscendoci egregiamente - per non realizzare di avere davanti a sé una persona... una persona come potrebbe essere lui, nel caso si ammalasse a propria volta. Non saprebbe dire se sono bionda o bruna, alta o bassa, giovane o vecchia.
E di colpo mi scopro a pensare a Patch Adams.
Quello vero, non il film con Robin Williams.
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